Il trauma intergenerazionale è costituito da una serie di esperienze traumatiche che un soggetto ha vissuto, le quali possono trasferirsi in figli e nipoti. Anche quando non ne siamo coscienti, le esperienze traumatiche che non vengono elaborate, hanno il potere di incombere sulla nostra mente e orientare la nostra vita in determinate direzioni. Questo fenomeno è anche chiamato trasmissione radioattiva del trauma.
La trasmissione del trauma intergenerazionale può emergere se un genitore o un nonno ha subito esperienze infantili avverse, ma può anche essere il risultato di eventi collettivi che hanno colpito popolazioni per generazioni, come le discriminazioni razziali, oppure pensiamo ai sopravvissuti alle guerre, all’Olocausto e ai discendenti di gruppi emarginati e oppressi nella storia.
I sintomi dell’insorgere del trauma si manifestano con bassa autostima, senso di vergogna, alto tasso di vulnerabilità e di impotenza, difficoltà nelle relazioni affettive, difficoltà nella gestione della rabbia, senso di forte stress.
La trasmissione è fortemente legata alla relazione genitore-figlio. Ormai è accertato che i problemi psicologici presenti nei soggetti delle generazioni successive risultano anche a causa del vissuto traumatico dei genitori. Spesso, infatti, lutti o traumi irrisolti nel genitore costituiscono dei fattori di rischio in particolare per l’attaccamento disorganizzato, e questo è fattore di rischio a sua volta per diverse psicopatologie.
Se una madre continua nella sua mente a rivivere esperienze traumatiche della sua vita passata, c’è un alto rischio di trasmissione intergenerazionale del trauma al figlio. Questo avviene perché non si crea la condizione di sicurezza che il genitore dovrebbe essere in grado di trasferire al figlio.
In anni più recenti si è iniziato a studiare quanto le esperienze traumatiche possono influenzare le generazioni successive già durante la gestazione o come conseguenza di cambiamenti nelle cellule uovo e nello sperma. Questi canali di trasmissione sembrano coinvolgere l’epigenetica, cioè l’insieme di alterazioni del proprio patrimonio genetico dovute a conseguenze ambientali.
Alcune ricerche epigenetiche hanno rilevato un cambiamento legato alla produzione di determinati ormoni (come il cortisolo, quello coinvolto nella risposta allo stress) nelle generazioni successive a quelle portatrici del trauma. Per esempio i figli dei sopravvissuti all’Olocausto avevano un numero sempre basso di cortisolo. Oppure altri studi hanno constatato come i figli delle donne rimaste incinte durante la carestia olandese della seconda guerra mondiale avessero un tasso di mortalità più alto, come anche quello di obesità, diabete e schizofrenia.
Tuttavia, molti ricercatori si sono chiesti se le conseguenze sui figli non fossero dovute ai genitori piuttosto che alle circostanza ambientali. È più che legittimo supporre che siano i traumi vissuti dai genitori a trasmettere determinati geni e determinate tendenze alle generazioni successive.
Eppure, anche se si trattasse di epigenetica, non dovremmo preoccuparci eccessivamente perché attraverso la psicoterapia è possibile andare a disinnescare quei meccanismi che trasportano il trauma, attraverso la desensibilizzazione del paziente a certi stimoli.
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