Uno studio dell’Università di Napoli Federico II avviato in collaborazione con un progetto di ricerca finanziato da AIC – Associazione Italiana Celiachia, ha analizzato l’efficacia di una nuova tecnica che consentirebbe di identificare i casi di celiachia con diagnosi difficile. La nuova tecnica permette di misurare e analizzare i linfociti che infiltrano la mucosa intestinale, migliorando la capacità di diagnosi dei pazienti con celiachia potenziale. “Abbiamo sviluppato un doppio test RNAscope-IHC su campioni di mucosa duodenale“, si legge nello studio.
I risultati raggiunti potrebbero portare allo sviluppo di una nuova metodologia da utilizzare per le diagnosi nelle persone interessate da forme di celiachia più difficili da individuare.
“La celiachia potenziale resta ancora molto difficile da diagnosticare”
“La celiachia potenziale resta ancora molto difficile da diagnosticare e porta con sé una serie di aspetti da chiarire come la sua prevalenza, la presentazione clinica e la sua evoluzione, e soprattutto le indicazioni sul trattamento terapeutico. Per questo siamo particolarmente soddisfatti del risultato raggiunto dal gruppo di ricerca che ha condotto lo studio finanziato da AIC, i cui benefici per i pazienti celiaci appaiono già molto chiari”, dichiara Rossella Valmarana, Presidente di AIC- Associazione Italiana Celiachia.
Lo studio è stato pubblicato lo scorso aprile sulla rivista scientifica Journal of Immunological Methods. La tecnica non sostituisce la biopsia come strumento diagnostico, ma potrà essere impiegata per confermare la diagnosi nei casi dubbi o difficili. I campioni raccolti per questa tipologia di analisi, inoltre, “possono essere conservati a lungo ed essere usati e interrogati anche in futuro per altri scopi o studi o conferme sul paziente, costituendo una banca dati preziosa“.
“Il grande valore di questa metodologia è che si basa su tecniche già in uso in diversi centri di diagnosi, favorendone quindi una facile applicazione una volta che sarà validata in studi clinici successivi, permettendo dunque di migliorare la diagnosi di celiachia potenziale e facilitare quelle diagnosi di celiachia che ancora oggi sono particolarmente difficili“, continua Rossella Valmarana.
I ricercatori hanno sottoposto otto pazienti (6 femmine e 2 maschi di età media 10 anni) a endoscopia gastrointestinale per sospetto celiachia e sono state effettuate biopsie duodenali per confermare la diagnosi. “L’IHC è una tecnica consolidata basata sulla reazione di legame antigene-anticorpo, utilizzata per l’identificazione di diversi marcatori in cellule o sezioni di tessuto sia a scopo diagnostico che di ricerca“, hanno affermato gli esperti.
I contributi per la ricerca vanno a Antonella Marano, Riccardo Troncone, Valentina Discepolo e Mariantonia Maglio.