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Carnitina, ecco cos’è e a cosa serve

La carnitina è inserita nell’elenco “Altri nutrienti e altre sostanze a effetto nutritivo o fisiologico” stilato dal Ministero della Salute

La carnitina è un derivato amminoacidico, uno zwitterione presente nei tessuti animali e, in quantità modeste, nelle piante. Come integratore, in genere viene utilizzata in ambito sportivo, per aumentare le performance e dal punto di vista alimentare, come aiuto per perdere peso. La sua attività più conosciuta è quella di trasportatore di acidi grassi a lunga catena nella matrice mitocondriale, sede nella quale gli acidi grassi vengono convertiti in energia tramite il processo di Beta-Ossidazione (in sostanza, si sta parlando della centrale energetica delle cellule). In assenza di problemi genetici o di patologia, il nostro organismo può produrre la carnitina.

Laboratorio medico di analisi | pixabay @jarmoluk

A che cosa serve? La carnitina è inserita nell’elenco “Altri nutrienti e altre sostanze a effetto nutritivo o fisiologico” stilato dal Ministero della Salute. Le indicazioni del Ministero sono per una dose giornaliera massima di assunzione pari a 1000 mg. Come detto, viene utilizzato anche come integratore e, nello specifico, in ambito sportivo faciliterebbe il recupero muscolare e agevolerebbe la riparazione del tessuto muscolare in caso di danni. Tra gli effetti della sua assunzione ci sarebbe anche quello di ritardare l’insorgenza della fatica e quello di mantenere elevati e per periodi prolungati i livelli di energia durante sforzi fisici, aumentando al contempo la capacità di resistenza. Inoltre, quando assunta da persone anziane aiuterebbe a mantenere sotto controllo i livelli di lipidi e di colesterolo nel sangue.

Carenza di carnitina

Le persone che seguono una dieta vegana potrebbero manifestare deficit di carnitina. Più controllata, invece, risulterebbe l’assunzione di carnitina nei vegetariani, nei quali si è osservata una riduzione del 10% delle concentrazioni plasmatiche di questo aminoacido rispetto alla popolazione onnivora. Detto questo, ci sono ancora molte perplessità sull’uso della carnitina. Ma sarebbero interessanti i risultati di alcuni studi sull’efficacia dell’integrazione della carnitina nel mantenimento dell’adeguato stato di salute cardiovascolare. Miglioramenti significativi si sarebbero osservati in pazienti affetti da claudicatio itermittens (zoppia intermittente), dislipidemie con aumentato rischio aterosclerotico e patologie vascolari periferiche.

Il ruolo della carnitina nello sport

Ci sono diversi studi sull’applicazione della carnitina nell’ambito dell’esercizio fisico e dell’attività sportiva. Uno soprattutto, condotto su pazienti anziani: è emerso che la somministrazione di carnitina alla dose di 1,5 grammi al giorno per un periodo di 10 settimane può portare a un incremento della forza muscolare e a una riduzione della fragilità. Le proposte di integrazione di carnitina nello sport sono giustificate così: vista la sua capacità di ottimizzare l’impiego degli acidi grassi per produrre energia e di detossificare il mitocondrio dagli scarti derivanti dal processo di beta-ossidazione, il suo impiego possa essere utile per migliorare la resistenza muscolare e la performance atletica e per favorire il recupero.

Uno studio condotto su volontari sani in corso di allenamento progressivo (triathlon) ha dimostrato che la somministrazione di carnitina alla posologia di due grammi al giorno per 24 settimane è stata in grado di produrre un miglioramento della performance fisica negli individui che hanno assunto il derivato amminoacidico in questione rispetto a quelli che hanno assunto il placebo. Per onore di cronaca, è giusto dire anche che molti studi non concordano su quanto appena descritto.

La carnitina nella dieta

Per il ruolo di trasportatore mitocondriale di acidi grassi a lunga catena, alla carnitina sono state da sempre attribuite attività lipolitiche, potenzialmente utili nella lotta all’obesità. Sono in molti a credere che aumentando la concentrazione di carnitina nella dieta si possa ottenere un incremento del consumo effettivo di acidi grassi, può voler dire un’accelerazione del dimagrimento. Ma è giusto fare un discorso sulla reale efficacia della carnitina. Scoperta nel 1905 osservando la composizione dei tessuti muscolari, in merito alla sua importanza metabolica, la carnitina venne battezzata vitamina BT.

Successivamente si è scoperto che l’organismo è in grado di produrla soddisfacendo pienamente le richiede metaboliche. Da quel momento, allora, la carnitina non venne più considerata una vitamina, bensì un fattore vitaminosimile, fondamentale ma non essenziale. Per quanto si possa essere certi di averne una disponibilità sufficiente, resta da capire se aumentando l’assunzione di carnitina si potrebbe in qualche modo godere di certi vantaggi metabolici. Partendo dal presupposto che gli studi effettuati hanno sempre dato risultati negativi o inconcludenti, è fondamentale cercare di comprendere la ragione di questi risultati. Se consideriamo che una bistecca di manzo del peso di 200 g contiene fino a 280-290 mg di carnitina, è ragionevole pensare che la dieta giornaliera ci permetta di raggiungere quasi totalmente il limite di saturazione. Ecco perché con un regime alimentare adeguato e godendo di buona salute, integrare con carnitina non porta ad alcun vantaggio metabolico.

Gli effetti collaterali

Esagerare con l’uso della carnitina potrebbe determinare la comparsa di nausea, vomito, crampi addominali e diarrea. In alcune categorie di pazienti a rischio, il suo utilizzo, seppur raramente, potrebbe aumentare la frequenza e la severità di alcuni sintomi psichiatrici, tra i quali ad esempio il senso di agitazione e i disturbi del comportamento. Detto questo, l’uso di carnitina è controindicato nei pazienti affetti da ipersensibilità accertata al principio attivo. Ma quali farmaci o alimenti possono modificare l’effetto carnitina? L’utilizzo concomitante di analoghi della didanosina, zalcitabina, stavudina, di acido valproico, oltre che di alcuni antibiotici, potrebbe compromettere le normali proprietà farmacocinetiche e farmacodinamiche della carnitina.

Insomma, come sempre, è meglio non esagerare. Naturalmente, inoltre, l’uso della carnitina dovrebbe essere strettamente supervisionato dal medico in caso di contestuale presenza di patologie cardiovascolari, patologie neurologiche, patologie psichiatriche e terapie farmacologiche. Non c’è bisogno, quindi, di nessuna iniziativa personale.

Laboratorio medico di analisi | pixabay @jarmoluk

Carenza di carnitina

Infine, quando si parla di carenza di carnitina ci si riferisce a una serie di condizioni patologiche caratterizzate da livelli drasticamente bassi di questa preziosa molecola. Le carenze o deficit di carnitina possono suddividersi in deficit di carnitina primari (causati da mutazioni che interessano geni codificanti per le proteine) e in deficit di carnitina secondari che possono essere dovuti a un incrementato del fabbisogno; ridotto apporto; eccessiva perdita; ridotta sintesi indotta da patologie a carico di reni e fegato.

Redazione Saluteweb

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