Ridurre il consumo di carne rossa potrebbe apportare benefici significativi sia alla salute umana che all’ambiente. Questa convinzione, sostenuta da nutrizionisti e ambientalisti, trova sempre più conferme nella ricerca scientifica. Numerosi studi mettono in luce gli effetti negativi di una dieta ricca di carne rossa, nonostante alcuni critici sollevino dubbi sulla portata di queste conclusioni.
Ora, un nuovo studio dagli Stati Uniti – un paese noto per il suo consumo record di carne – ha evidenziato un legame tra l’assunzione di carne rossa e il declino delle facoltà cognitive, concentrandosi su un aspetto che spesso è rimasto in secondo piano nella ricerca scientifica.
Questo studio, pubblicato il 15 gennaio sulla prestigiosa rivista scientifica Neurology, ha analizzato la relazione tra consumo di carne rossa e salute cognitiva. La ricerca è stata condotta attraverso uno studio di coorte, una metodologia longitudinale e osservazionale che monitora un campione di persone sane per valutare il rischio di sviluppare determinate patologie nel tempo. I risultati hanno mostrato che chi consuma anche solo un quarto di porzione di carne rossa lavorata al giorno ha un rischio maggiore del 13% di sviluppare demenza rispetto a chi ne consuma meno di un decimo di porzione.
I ricercatori hanno inoltre rilevato che un’assunzione eccessiva di carne lavorata, come salumi e insaccati, è associata a un’accelerazione del declino cognitivo. Secondo i dati riportati, una porzione giornaliera aggiuntiva – equivalente a circa 85 grammi, ossia due fette di bacon o un hot dog – è correlata a un invecchiamento cerebrale accelerato di 1,6 anni. Questa scoperta è significativa perché aggiunge una nuova prospettiva al dibattito sul ruolo della carne rossa nella dieta.
Il Dottor Wang, uno degli autori dello studio e professore associato presso la Harvard T.H. Chan School of Public Health, ha chiarito che i risultati sono indicativi ma non definitivi. La ricerca suggerisce un’associazione tra il consumo di carne rossa lavorata e il rischio di declino cognitivo, ma non prova un rapporto di causa-effetto. Si tratta, infatti, di uno studio osservazionale, e condizioni come la demenza spesso richiedono decenni per manifestarsi. Pertanto, ulteriori ricerche saranno necessarie per confermare e approfondire questi risultati.
Gli esperti spiegano che la carne rossa lavorata potrebbe avere un impatto più evidente sulla salute cognitiva a causa degli additivi utilizzati nella sua lavorazione. Gli insaccati contengono spesso elevate quantità di sale e conservanti come nitriti e nitrati, usati per prolungarne la durata. Questi composti sono noti per essere dannosi per la salute e sono stati identificati come potenziali fattori di rischio per il cancro.
Inoltre, la carne rossa è ricca di grassi saturi e di una sostanza chiamata TMAO (trimetilammina N-ossido), che può contribuire a danni al sistema nervoso. La combinazione di questi elementi rende la carne lavorata particolarmente dannosa per il cervello, aggravando il rischio di declino cognitivo con l’avanzare dell’età.
Fino ad ora, la ricerca si è spesso concentrata sui rischi associati alla carne rossa per malattie croniche come problemi cardiaci e diabete. Tuttavia, come sottolineato dal Dottor Wang, la salute cognitiva è meno frequentemente considerata, nonostante sia strettamente collegata a queste condizioni. Questo studio rappresenta un importante passo avanti, suggerendo che le linee guida nutrizionali dovrebbero prestare maggiore attenzione alla connessione tra dieta e benessere cerebrale.
Gli esperti raccomandano di limitare il consumo di carne rossa, lavorata o meno, per preservare la salute. Le linee guida suggeriscono di non superare le tre porzioni a settimana, mentre per la carne lavorata, come salumi e insaccati, sarebbe preferibile evitarne il consumo del tutto.
Un’alternativa efficace è aumentare l’assunzione di proteine di origine vegetale, come legumi, noci e semi. Questo cambiamento non solo riduce il rischio di declino cognitivo, ma offre anche benefici per la salute generale. Ad esempio, nello studio citato, le persone che hanno sostituito la carne rossa con legumi e noci hanno mostrato un rischio inferiore del 19% di sviluppare demenza, con un rallentamento dell’invecchiamento cognitivo stimato in 1,37 anni.
La ricerca sottolinea l’importanza di considerare l’impatto della dieta sulla salute a lungo termine, incluso il benessere cerebrale. Ridurre il consumo di carne rossa e favorire una dieta più varia, ricca di alimenti vegetali, potrebbe essere una strategia semplice ma efficace per prevenire il declino cognitivo. Come spesso si dice, prevenire è meglio che curare. Incorporare questi cambiamenti nella propria alimentazione potrebbe rivelarsi un investimento prezioso per il futuro della nostra salute.
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