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Carenza di vitamina D, cos’è e come prevenirla

In passato vi abbiamo parlato di quei sintomi generali che possono indicare una carenza di vitamine. Oggi entriamo, invece, più nello specifico e ci focalizziamo sulla carenza di vitamina D.

Una condizione che potrebbe portare a vivere una situazione di disagio e che è sempre bene prevenire.

Cerchiamo, allora, di capire meglio di cosa si tratti e cosa fare per provare a mantenere sempre i giusti livelli di vitamina D.

Vitamina D, a cosa serve?

A prescindere dal nome con il quale viene indicata, la vitamina D non è propriamente una vitamina in senso stretto.

Essa, a differenza delle altre, non necessita di essere introdotta nel nostro organismo per forza attraverso la dieta, bensì viene sintetizzata principalmente tramite l’esposizione ai raggi del sole.

Per questo, è più corretto dire che la vitamina D è un pre-ormone, il cui compito primario è quello di regolare il metabolismo del calcio e del fosforo, di cui favorisce l’assorbimento a livello intestinale e ne riduce l’escrezione attraverso le urine.

Come abbiamo già analizzato in un approfondimento precedente, la vitamina D si trova in due forme: la vitamina D2 e quella D3.

Essa si attiva grazie a due idrossilazioni (come avviene tipicamente per i pre-ormoni), ovvero attraverso due reazioni enzimatiche, la prima delle quali avviene a livello del fegato e la seconda a livello dei reni.

La vitamina D agisce, poi, anche sullo scheletro, promuovendone la crescita fisiologica e aiutandone il costante rimodellamento. Due funzioni fondamentali al fine di garantire proprietà strutturali, elasticità e forza dell’osso.

Diversi studi hanno, inoltre, evidenziato come la vitamina D svolga pure un nutrito numero di funzioni fisiologiche extra-scheletriche, mentre ancora in fase di ipotesi sono le sue possibili funzioni pleiotropiche (che coinvolgono sistema nervoso centrale, cardiovascolare, immunitario e crescita cellulare).

Foto | Pexels @AndreaPiacquadio

La carenza di vitamina D

Per via delle numerose funzioni sopra citate, è importante che la vitamina D non sia carente nell’organismo umano.

Una condizione difficile da diagnosticare, se non attraverso esami del sangue.

Essi aiutano a capire se un soggetto presenti o meno una carenza di vitamina D, i cui normali valori per una persona adulta in salute oscillano tra i 30 e i 100 ng/ml.

Una carenza si riscontra quando tale valore è al di sotto dei 20, mentre è definita grave carenza la condizione in cui un soggetto abbia valori di vitamina D inferiori a 10 (tra 20 e 30 si considera, invece, insufficienza).

Tra le categorie più a rischio di sviluppare una carenza di vitamina D rientrano sicuramente gli anziani, la cui capacità di sintesi cutanea è ridotta rispetto alle persone più giovani (ricordiamo che la vitamina D si integra principalmente attraverso la sintesi dei raggi solari sulla pelle).

Altri soggetti a rischio sono quelli che presentano una inadeguata esposizione al sole, oltre che le persone dalla pelle scura, la quale riduce l’assorbimento dei raggi ultravioletti.

A manifestare una carenza di vitamina D potrebbero, poi, essere più facilmente anche le donne in stato di gravidanza o allattamento, le persone che soffrono di obesità e quelle che hanno patologie dermatologiche estese quali psoriasi, dermatite atopica, vitiligine e ustioni.

Come sottolineato dai medici dell’Humanitas, anche i pazienti con malattie intestinali sono tra i soggetti più a rischio, così come quelli che soffrono di osteoporosi, osteopenia, patologie renali ed epatiche e quelli che assumono farmaci che interferiscono con il metabolismo della vitamina D.

A tutte queste categorie si consiglia sempre di monitorare periodicamente i propri livelli di vitamina D, rivolgendosi a un medico specialista nel caso in cui si presentasse la necessita di assumere degli integratori.

Foto | Pexels @AnnaShvets

Come prevenire i rischi?

Al fine di mantenere un livello adeguato di vitamina D, i medici indicano come sufficiente un’esposizione alla luce solare di circa il 25% della superficie corporea per almeno 15 minuti per due/tre volte alla settimana, tra marzo e novembre.

Nei mesi invernali, l’intensità dei raggi del sole è insufficiente a convertire il precursore in vitamina D e, per questo, l’esposizione solare per molti soggetti potrebbe non bastare.

In questo caso, si consiglia sempre di consultare un medico, il quale potrà indicare eventualmente gli integratori da assumere o la dieta da seguire (la quale comprende solitamente pesci grassi come il salmone, il tonno, lo sgombro o il tuorlo d’uovo, la crusca, l’olio di fegato di merluzzo).

Sottolineiamo come sia gli integratori che le diete non debbano mai essere assunti o iniziate senza aver prima consultato un medico specialista, in quanto si potrebbe incorrere in danni ancora più gravi.

Marco Garghentino

Brianzolo dal 1996, ho sempre pensato che la comunicazione sia la principale arte che l’uomo ha sviluppato nei secoli. Amo lo sport, conoscere il Mondo ed essere informato. Ogni vita ha una storia e spesso vale la pena raccontarla.

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