In Italia i caregiver superano ampiamente i 10 milioni (secondo i dati Istat), ma si stima che nella realtà coloro che svolgono questo ruolo siano molti di più, poiché molti sono familiari, dunque persone che si sono trovate costrette ad assistere un parente e che, in molti casi, hanno anche dovuto abbandonare il proprio lavoro.
Il mondo del caregiver familiare è complesso e merita di essere analizzato meglio, individuando anche quelle che sono le possibili soluzioni per farsi riconoscere come caregiver e avere quindi maggiori tutele dallo Stato.
Chi sono i caregiver?
Partiamo da una domanda semplice ma essenziale: chi sono i caregiver? Quali sono i compiti che svolgono? In generale possiamo dire che il caregiver è colui/colei che si prende cura di una persona malata o di una persona disabile.
Tradotto dall’inglese, il termine identifica una persona che “dà le cure” quindi che si occupa a tutto tondo di qualcuno che ha bisogno.
Il caregiver dedica buona parte del suo tempo ai fragili occupandosi della somministrazione delle medicine, degli appuntamenti con i dottori e del benessere psicofisico della persona da accudire – in caso di persone non autosufficienti provvede anche all’igiene personale -.
Sempre al caregiver spetta la preparazione dei pasti e di tutto ciò che riguarda la cura del malato. È una figura di vitale importanza nella nostra società e le persone accudite dai caregiver sono spesso persone anziane, dunque non più autosufficienti.
I caregiver informali sono sempre di più riconosciute come persone da tutelare: spesso infatti assistere un familiare malato ha delle ripercussioni psicologiche importanti sulla persona che presta il suo aiuto.
Ecco perché molto spesso coloro che svolgono questo compito sperimentano stati di insonnia, stanchezza (mentale e fisica) ma anche agitazione e ansia.
Quanti sono i caregiver familiari in Italia? È difficile fare una stima precisa: secondo l’indagine Istat realizzata sulla base dei dati del modulo ad hoc europeo Reconciliation between work and family life inserito nella Rilevazione sulle forze di Lavoro, nel 2018 i caregiver familiari erano complessivamente 12 milioni 746 mila: persone tra i 18 e i 64 anni (34,6% della popolazione) che si prendevano cura dei figli minori di 15 anni o di parenti malati, disabili o anziani. Tra gli occupati, quasi il 40% dei 18-64enni svolgeva attività di cura.
I caregiver sono soprattutto donne in età compresa tra 45 e 55 anni che spesso svolgono anche un lavoro fuori casa, ma che nel 60% dei casi si sono costrette a lasciare il lavoro per prendersi cura della persona malata.
Ma l’Istat sottolinea che nella realtà i caregiver potrebbero essere molti di più solo che, prendendosi cura dei malati senza alcuna tutela da parte della legge, sono di difficile individuazione.
Ma non ci sono solo i caregiver familiari: ci sono infatti i caregiver professionali che quando nessuno, tra familiari e parenti, è disponibile ad accudire la persona malata, se ne possono occupare (l’alternativa è il ricovero della persona all’interno di una casa di cura).
A oggi, per farsi riconoscere caregiver informali, è necessario essere in possesso di alcuni requisiti considerati fondamentali. Li elenchiamo brevemente di seguito:
- l’assistenza deve essere svolta gratuitamente e per un periodo continuativo
- la persona assistita deve essere riconosciuta come portatore di handicap grave (ai sensi della legge 104792 art. 3 comma 3)
Il riconoscimento di caregiver può essere concesso a un solo familiare: l’assistente familiare deve essere nominato dall’assistito. In caso si venga riconosciuti come caregiver familiari, si ha diritto ad alcune agevolazioni.
Hanno diritto a fare richiesta di riconoscimento le seguenti figure:
- genitori biologici, adottivi ed affidatari di figli disabili in situazione di gravità anche se non conviventi
- coniuge del lavoratore dipendente
- parenti o affini entro il II grado del soggetto disabile con lui conviventi
- parenti o affini entro il III grado nel caso in cui genitori o coniuge siano ultra sessantacinquenni, deceduti o invalidi
La legge sui caregiver è unicamente la 104 92 che garantisce tre giornate di permessi retribuiti al mese per tutti coloro che devono assistere i familiari malati.
Solo nei casi più gravi si ottengono dei congedi straordinari fino a 2 anni, dietro la presentazione di una specifica documentazione che attesti, appunto, la gravità della situazione da affrontare. Tra le agevolazioni da sfruttare per i caregiver anche l’indennità di accompagnamento e la detrazione delle spese mediche.
Chi purtroppo vive condizioni di disagio, con un familiare a casa bisognoso di cure tutti i giorni e per buona parte della giornata, sa bene però che purtroppo la legge sui caregiver è insufficiente per tutelare queste figure.
In questa situazione molto possono fare le aziende proponendo ai propri dipendenti politiche di welfare aziendali che li supportino nella ricerca di un equilibrio tra impegni lavorativi e familiari.