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Cambiare colore degli occhi, come funziona l’intervento e quanto è rischioso

Dagli Stati Uniti all’Italia, una procedura diventata possibile: ma ne vale veramente la pena?

Negli Stati Uniti, un’azienda californiana ha sviluppato una tecnica innovativa per cambiare il colore dell’iride, che è stata già sperimentata su diverse persone con risultati apparentemente positivi. Tuttavia, i rischi associati a questa procedura rimangono elevati e la comunità medica esprime preoccupazioni significative.

Il colore dell’iride è determinato dalla quantità e dalla distribuzione della melanina, il pigmento che influisce anche sul colore della pelle e dei capelli. A seconda della quantità di melanina presente, gli occhi possono variare dal nero all’azzurro. I colori più comuni a livello globale sono il nero o marrone, seguiti dal castano chiaro, nocciola, ambra, azzurro, verde, grigio e rosso (tipico degli individui albini).

Il processo realizzato negli Usa

La tecnica sviluppata negli Stati Uniti, denominata Lumineyes, utilizza un laser a bassa energia per rompere i pigmenti di melanina degli occhi scuri, trasformandoli in chiari. Questo trattamento è definitivo, poiché il pigmento marrone, una volta rimosso, non si rigenera più. L’intervento è breve, dura solo 20 secondi e viene eseguito con anestesia tramite gocce oculari. Tuttavia, il cambiamento di colore dell’iride diventa evidente solo dopo circa quattro settimane. Nonostante la procedura sia stata già sperimentata in alcuni paesi come il Brasile, negli Stati Uniti non è stata ancora autorizzata.

Gli oculisti, al momento, sono scettici riguardo a questa tecnica e prevedono gravi effetti collaterali. Ad esempio, il pigmento rilasciato dall’iride potrebbe ostruire la fuoriuscita dell’umor acqueo, aumentando la pressione oculare e portando a patologie come la cataratta o il glaucoma pigmentario, una grave malattia che può causare cecità.

Occhio | pixabay @Skitterphoto

“Ad oggi siamo in una fase troppo sperimentale”, ha speciicato il dottor Lucio Buratto, direttore scientifico del Centro Ambrosiano Oftalmico di Milano. “Ma la richiesta di cambio di colore dell’iride da parte dei pazienti è molto alta, per cui la comunità medica non può sottovalutare questa esigenza. L’unica strada è continuare la sperimentazione fino a sviluppare tecniche efficaci e sicure.”

E in Italia?

In Italia, è possibile sottoporsi a una procedura simile, denominata FLAAK (Femto Laser Aesthetic Annular Keratopigmentation). Questa tecnica consiste in un processo di pigmentazione della cornea con il colore desiderato, offrendo una vasta scelta di tonalità tra blu, verde, grigio e marrone. Il pigmento utilizzato, BioChromaEyes, è approvato dall’ANSM (Agence Nationale de Sécurité du Médicament et des Produits de Santé) e dalle autorità europee per la sicurezza sanitaria. A differenza della tecnica Lumineyes, la cheratopigmentazione FLAAK è reversibile attraverso una procedura chiamata R-FLAAK, sebbene sia impossibile ripetere la pigmentazione dopo questa seconda operazione.

Il costo dell’intervento è elevato, con cifre che variano tra 8.990 e 9.760 euro a seconda dell’intensità del pigmento scelto. Diversi video sui social media mostrano i risultati ottenuti da coloro che si sono sottoposti a questa operazione, aumentando l’interesse e la curiosità del pubblico.

Nonostante i benefici estetici promessi, la procedura FLAAK non è esente da rischi. La clinica che esegue l’intervento sottolinea che il rischio zero non esiste e che l’infezione è il rischio più frequente, sebbene raro grazie all’uso di colliri antibiotici. La clinica rassicura che, se il paziente segue attentamente il trattamento e il follow-up postoperatorio, non sono stati segnalati casi di cecità. Il pigmento utilizzato è biocompatibile e non dovrebbe causare reazioni infiammatorie, rendendo i rischi comparabili a quelli della chirurgia laser per la miopia, una procedura diffusa da oltre 30 anni.

Andrea Zoccolan

Nato a Milano nel 1990, mi sono occupato per circa dieci anni di giornalismo e comunicazione in ambito sportivo, per poi passare alla cronaca. Innamorato delle inquadrature di Yorgos Lanthimos, dei libri di Emmanuel Carrère e delle geometrie di Thiago Motta, la mia vera debolezza resta la cucina cinese

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