La più amata della bevande italiane all’estero, spesso abbinata in modo “originale” anche alla pizza e alla carne, oltre a rappresentare un appuntamento per molti irrinunciabile della giornata, potrebbe avere effetti antinfiammatori sulle persone. Stiamo parlando del cappuccino, o più in generale dell’abbinamento caffè e latte. Ma non solo. Un recente studio italiano ha dimostrato che consumare regolarmente qualche tazzina di caffè, anche senza latte, aiuterebbe a mantenere bassa la pressione. Ecco nel dettaglio i benefici associati a queste bevante tanto amate dagli italiani.
Gli effetti antinfiammatori dell’unione di latte e caffè sono stati dimostrati da due recenti ricerche dell’Università di Copenaghen, pubblicate sul Journal of Agricultural and Food Chemistry e sulla rivista Food Chemistry. Nello specifico, il primo studio, condotto su cellule immunitarie in provetta, suggerisce che i polifenoli, ovvero i composti antiossidanti di cui sono ricche frutta e verdura, ma anche il caffè, e le proteine, presenti in cibi come carni, latticini, reagirebbero insieme generando un’importante azione antinfiammatoria sinergica. Risultati confermati da un ulteriore studio, che ha dimostrato un’azione sinergica tra antiossidanti del caffè e proteine del latte non appena i due liquidi sono uniti insieme. Il prossimo obiettivo dei ricercatori sarà valutare direttamente sugli amanti del cappuccino, gli effetti antinfiammatori dell’unione di latte e caffè.
Intanto, un lavoro dell’Università di Bologna pubblicato sulla rivista Nutriens ha mostrato che bere due o tre tazzine di caffè al giorno aiuterebbe ad abbassare la pressione del sangue. Conclusione frutto di uno studio osservazionale che ha coinvolto 783 donne e 720 uomini residenti a Brisighella, un piccolo comune dell’Emilia Romagna, in provincia di Ravenna.
“I risultati che abbiamo ottenuto mostrano che chi beve regolarmente caffè ha una pressione sanguigna significativamente più bassa, sia a livello periferico sia a livello centrale, rispetto a chi non ne beve”, ha riferito Arrigo Cicero, professore al Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università di Bologna e primo autore dello studio. “Ciò conferma l’effetto positivo del consumo di caffè rispetto al rischio cardiovascolare”, ha aggiunto Claudio Borghi, coordinatore del team di ricerca, per poi sottolineare: “Nonostante si sia a lungo temuto che potesse avere conseguenze negative per la salute, sono invece emersi da tempo diversi effetti benefici: tra chi ne beve abitualmente è stato osservato un minor rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, diabete e alcune malattie neurodegenerative e del fegato. Non è ancora chiaro però a che cosa siano dovuti questi effetti, e non sembra siano legati direttamente al ruolo della caffeina”.
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