Che cos’è il burnout? Per definizione, si tratta di uno stato di stress cronico lavoro-correlato caratterizzato dalla sensazione di completo esaurimento delle proprie energie fisiche e mentali. Si tratta di un tema che negli ultimi anni, complice una sempre maggior attenzione nei confronti della salute mentale, ha guadagnato spazio all’interno del dibattito e viene ora preso in maggiore considerazione. Non solo, il burnout è stato anche riconosciuto come “sindrome” e, come tale, è elencato nell’11esima revisione dell’International Classification of Disease (ICD), il testo di riferimento globale per tutte le patologie e le condizioni di salute. Un’ulteriore dimostrazione di quanto sia importante comprendere le sue dinamiche e saperlo affrontare.
Non esiste un targer specifico dei soggetti a rischio burnout. In sostanza, chiunque svolga una professione può essere considerato un soggetto a rischio. A scatenare la sindrome sono, però, diversi fattori che, insieme, concorrono al burnout. Nello specifico si tratta di eccessivi carichi di lavoro, ambiente lavorativo malsano, mansioni ripetitive, pressione, scarso coinvolgimento, mobbing e qualsiasi altra condizione che renda il lavoro complesso. Il risultato è, appunto, il burnout, che si manifesta in diversi modi.
I sintomi possono essenzialmente essere suddivisi in due diversi gruppi. In primis, i sintomi fisici:
In seconda battuta, i sintomi psichici:
Lo stato di burnout modifica anche, per forza di cose, il comportamento del soggetto colpito. Questi inizierà a presentarsi al lavoro con meno frequenza, eviterà qualsiasi incarico che implichi responsabilità, rinvierà il più possibile gli impegni e i compiti da svolgere. Non solo: il burnout potrebbe anche condurre all’abuso di alcol, sostanze stupefacenti, cibo e anche ad atti di autolesionismo.
A diagnosticare una sindrome da burnout deve essere, come sempre, un professionista, attraverso una valutazione mirata che sercirà poi anche a stabilire la gravità della situazione e ad individuare il percorso di cura da seguire. Una volta individuato il problema, inizia la fase più complessa, quella della cura. Il primo passo, guidati sempre da un professionista, è quello di comprendere nel dettaglio quali siano le cause scatentanti del burnout. Analizzare, quindi, i propri comportamenti e il proprio approccio al lavoro. Attraverso la salute mentale, occorre trovare un equilibrio tra lavoro e vita privata e modificare il comportamento rispetto al lavoro. Un aiuto, in generale, possono fornirlo sia la pratica sportiva sia, in alcuni casi, la meditazione. Come spesso accade, se si riesce ad intervenire in tempo si evitano, contestualmente, possibili complicazioni e l’innesco di meccanismi mentali che diventano poi complessi da gestire. In sostanza, non si deve sottovalutare l’importanza di un supporto psicologico.
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