Tra i medici è scattata l’allerta per questa infezione che ogni anno nel mondo causa la morte di circa 100mila bambini sotto i cinque anni
Nei primi sei mesi di vita dei bambini c’è il rischio di un’infezione virale che si chiama bronchiolite. Come riporta il Corriere della Sera, nel 60-80% dei casi è responsabile il virus respiratorio sinciziale (Vrs), ma la malattia può derivare anche da metapneumovirus, coronavirus, rinovirus, adenovirus, virus influenzali e parainfluenzali. Contro il virus respiratorio sinciziale sono disponibili alcuni farmaci, tra cui l’anticorpo monoclonale Nirsevimab. Non è incluso nei Livelli essenziali di assistenza (Lea) e, quindi, è un medicinale a pagamento, ma il Ministero della Salute ha avviato i contatti con l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) per renderlo disponibile in tutte le Regioni, senza oneri per i cittadini.
Naturalmente, adesso diventa fondamentale prevenire i ricoveri in terapia intensiva. Tra i medici è scattata l’allerta per questa infezione che ogni anno nel mondo causa la morte di circa 100mila bambini sotto i cinque anni. Per questo motivo, sempre come riporta il Corriere della Sera, la preoccupazione per l’epidemia di Vrs è alta. Lo scorso anno, ricorda il presidente della Società italiana di neonatologia (Sin), Luigi Orfeo, “si sono registrati in Italia circa 15mila ricoveri per bronchiolite, di cui tremila in terapia intensiva, e ci sono stati 16 decessi”.
Combattere il virus
Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, che ci dà numeri interessanti sulla questione, oltre il 60% dei piccoli contrae il Vrs entro il primo anno di vita e quasi tutti si infettano almeno una volta entro i due anni. Oltre il 20% sviluppa un’infezione severa, con necessità di assistenza medica, mentre il 4% dei bambini nel primo anno di vita richiede l’ospedalizzazione. Di questi, il 20% è ricoverato in terapia intensiva. Inoltre, circa il 40% dei bambini che hanno avuto bronchiolite da Vrs sviluppa negli anni successivi broncospasmo ricorrente e/o asma bronchiale.
Come ha ricordato Luigi Orfeo, “Nirsevimab non era ancora disponibile in Italia, ad eccezione della Val d’Aosta dove è stata condotta una somministrazione pilota. Era invece già disponibile in altri Paesi europei, come la Spagna. Finora, dunque, abbiamo utilizzato un altro anticorpo monoclonale, Palivizumab, che viene somministrato solo ai neonati a rischio (nati pretermine, con cardiopatia congenita, malattie del sistema immunitario o respiratorie), una volta al mese per tutta la stagione epidemica”.
Il vaccino
Non ci sono solo i due anticorpi monoclonali (Nirsevimab, disponibile in Italia dal 2022, e Palivizumab, disponibile da circa 20 anni), ma anche due vaccini contro il virus respiratorio sinciziale. Abrysvo, approvato nel 2023, è destinato agli adulti di età pari o superiore ai 60 anni e alle donne in gravidanza (tra la 24° e la 36° settimana di gestazione), per proteggere il bambino dalla nascita fino ai 6 mesi di età. Arexvy, invece, è indicato solo per adulti di età pari o superiore a 60 anni.
Tutto per combattere il Vrs, che causa infezioni respiratorie acute, bronchite asmatica/asma nei bambini, adolescenti e giovani adulti, di riacutizzazione di Bpco (broncopneumopatia cronica ostruttiva) negli adulti e anziani e di polmonite interstiziale con sindrome da distress respiratorio acuto negli anziani.
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