Quando parliamo di autostima intendiamo la soddisfazione di sé, la fiducia nelle proprie capacità e la consapevolezza del proprio valore. La stima di se stessi implica non mettere in dubbio la propria importanza e, conseguentemente, la capacità di assumersi responsabilità nei confronti degli altri. Stimarsi significa avere anche rispetto verso se stessi, verso i propri bisogni, le proprie emozioni e potenzialità. Ciò comporta la capacità di avere un rapporto costruttivo e sano con gli altri e, se questo rispetto manca, le nostre relazioni sociali vengono compromesse.
Non è così facile mantenere alta la propria autostima. Chi ha una scarsa stima di sé ha una visione negativa del proprio valore, tende a sottovalutarsi in molte situazioni, a trovare sempre il lato negativo di se stesso in maniera incondizionata, pervasiva e di lunga durata.
Coloro che soffrono di bassa autostima hanno tendenzialmente una scarsa fiducia non solo in se stessi ma anche nel mondo. La difficoltà sta anche nell’ascoltarsi e individuare obiettivi futuri che siano coerenti e realistici rispetto alle proprie aspirazioni e capacità. Anche se molto brava e appassionata in un determinato campo, una persona del genere tenderà sempre a sottostimarsi così da non vedere dove può arrivare, e magari non proverà nemmeno a impegnarsi. In questo modo si rischia anche che vada a mancare un solido progetto di vita personale.
Spesso queste persone saranno propense a dipendere da altri per quanto riguarda il riconoscimento dei propri valori, dal momento che in prima persona non sono in grado di accertarli. Ricercheranno il consenso altrui e tenderanno a non correre rischi per paura del confronto. Ma molte volte chi ha bassa autostima avrà anche un carattere impulsivo e passivo, accompagnato da disturbi di ansia.
Al contrario, una persona con alta autostima si mostrerà orgogliosa di se stessa, testarda e sicura. Il lato negativo è che spesso si tratta di una persona incapace di riconoscere i propri errori, sfociando in presunzione, disprezzo per l’altro, superiorità. Queste caratteristiche fanno parte anche del disturbo narcisistico di personalità. A volte la bassa autostima è mascherata proprio da atteggiamenti che emulano quelli dell’alta autostima, come comportamenti sprezzanti, arroganti o altezzosi.
Avere un’autostima bassa può derivare da alcuni fattori, spesso legati all’infanzia. Tra questi il senso di trascuratezza o di abbandono provati durante l’infanzia o l’adolescenza; le ripetute critiche da parte di figure di riferimento (dai genitori a persone stimate); esperienze di bullismo o di esclusione sia a casa che a scuola; l’appartenenza a minoranze (etniche o sociali); episodi di isolamento o svalutazione a scuola o nel lavoro; eventi traumatici ed esposizione stress prolungato.
La personalità di chi ha bassa autostima è molte volte problematica. Spesso si sviluppa dipendenza affettiva, insicurezza, indecisione, disturbi dell’alimentazione, dell’umore o dell’ansia. Nei casi più estremi si ha anche fare con disturbi di personalità come quello di dipendenza.
Avere cura della propria autostima è fondamentale per il proprio benessere psico-sociale. Il modo ideale è ricorrere alla terapia. Spesso ciò che spinge a chiedere aiuto alle persone con bassa autostima è un periodo di depressione, ansia o disturbi alimentari.
La terapia aiuta a focalizzarsi sulla riduzione o la gestione di questi problemi. La terapia cognitivo comportamentale tenta di modificare le credenze disfunzionali di se stessi, la messa in discussione delle convinzioni, cercherà di portare alla gestione di ansia e stress, la tolleranza alle critiche, il miglioramento (se non l’acquisizione) di capacità sociali e relazionali.
Il lavoro si focalizza sugli ostacoli che concorrono al mantenimento di un livello di autostima alto. Spesso gli ostacoli sono costituiti da paure irrazionali (creare problemi agli altri, offenderli, ottenere disapprovazione nel mostrare la propria rabbia), pensieri disfunzionali e stile comunicativo inefficace. Questi comportamenti sono rischiosi perché possono portare a comportamenti passivi se non, in casi estremi, a scoppi di rabbia impulsivi e reazioni aggressive.
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