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Barbie, arriva la bambola con la sindrome di Down

La Barbie diventa sempre più inclusiva. Come annunciato dalla Mattel, all’interno della linea Barbie Fashionistas verrà presto inserita una bambola con sindrome di Down. Questo per far sì che sempre più bambine e bambini possano riflettersi nel famoso giocattolo ma, anche, per far sì che lo stesso rifletta ancor più il mondo li circonda. Lo scopo della Barbie, spiega una nota della società, vuole spingere i bambini a raccontare nuove storie attraverso il gioco. In quanto brand di bambole con il maggior numero di rappresentazioni di diversità sul mercato, Barbie svolge un ruolo importante nelle prime esperienze di ogni bambino e bambina, e per questo ci impegniamo a fare la nostra parte per contrastare lo stigma sociale attraverso il gioco“, ha dichiarato l’Executive Vice President e Global Head di Barbie & Dolls di Mattel, Lisa McKnight.

L’obiettivo, ha spiegato McKnight, è quello di “consentire a tutti i bambini e le bambine di rivedersi in Barbie, incoraggiandoli anche a giocare con bambole che non assomigliano a loro. Il gioco con le bambole, oltre all’esperienza vissuta da un bambino, può insegnare la comprensione e creare un maggiore senso di empatia, rendendo il mondo più accogliente. Siamo orgogliosi di presentare una bambola Barbie con sindrome di Down per rappresentare ancora meglio il mondo che ci circonda e dimostrare il nostro impegno nel celebrare l’inclusione attraverso il gioco“.

Barbie bionda | Pixabay @Alexas_Fotos

Come sono state realizzate le Barbie

Ma com’è stato possibile realizzare queste bambole rappresentando in maniera scrupolosa una persona affetta dalla sindrome di Down? Lavorando a stretto contatto con la National Down Syndrome Society (Ndss), che supporta sia le persone affette dal disturbo, che le loro famiglie. Per far ciò, la Ndss si impegna con le comunità locali, fornendo risorse e accompagnando il cambiamento delle politiche sociali. E proprio grazie al lavoro e all’esperienza di Ndss è stato possibile avviare un processo di progettazione accurato e reale, dall’inizio alla fine: ciò ha compreso la scelta dell’abbigliamento, degli accessori, lo sculpting di viso e corpo, e la confezione. Ciò ha permesso di creare una bambola ‘reale’, ovvero che celebri – e allo stesso tempo rappresenti – le persone con sindrome di Down.

È stato un onore lavorare con il brand Barbie sulla bambola Barbie con sindrome di Down. Questo significa molto per tutte le persone con sindrome di Down, che per la prima volta potranno giocare con una bambola Barbie che assomigli a loro. Questa Barbie ci ricorda che non dovremmo mai sottovalutare il potere della rappresentazione. E’ un enorme passo avanti per l’inclusione e un momento che stiamo celebrando”, ha dichiarato Kandi Pickard, Presidente e Ceo di Ndss. 

Barbie | Pixabay @Alexas_Fotos

Le varie testimonial in Europa

La bambola, ovviamente, ha avuto bisogno di un suo lancio promozionale che desse risalto e visibilità al progetto, volto inoltre a sostenere l’inclusione, la visibilità e la comprensione delle persone affette dalla condizione. Sono state perciò scelte tre testimonial che, attraverso video celebrativi e immagini, sono state immortalate mentre vedevano per la prima volta la bambola che le rappresentava. Tutte hanno successivamente condiviso quanto fosse importante per loro, e per i bambini di tutto il mondo, un passo del genere. Le tre modelle sono Ellie Goldstein, Elèonore Laloux e Enya.

La sindrome di Down, anche conosciuta come trisomia 21, “è una sindrome genetica che determina un aspetto fisico caratteristico e una disabilità intellettiva di grado variabile”, si legge sul sito dell’Iss. Questa può essere identificata durante la gravidanza grazie al test di screening prenatale: in Italia si stima che, ogni anno, questa interessi un bambino ogni mille, quindi circa 500 individui. Nonostante presenti delle caratteristiche comuni, ogni bambino potrebbe manifestare la condizione in maniera unica e differente.

Lavinia Nocelli

Sono una fotogiornalista di Senigallia. Mi occupo di salute mentale, migrazioni e conflitti sociali: ho realizzato reportage nei campi profughi di Calais e Dunkerque, in Romania, Ucraina e Albania, a bordo della Sea Watch e in Irlanda del Nord. Collaboro con The Independent, Il Manifesto, Lifegate, TPI, InsideOver, Skytg24, e Good Morning Italia, tra gli altri

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