I risultati dello studio si basano su un sondaggio condotto su 315 genitori di piccoli in età prescolare residenti in Nuova Scozia e Canada
Non siamo in un’epoca d’oro nell’educazione dei bambini. Smartphone e tablet sono ovunque e quante volte è capitato ai genitori di cedere ai capricci, ai pianti e alla rabbia dei più piccoli che chiedono con insistenza di giocare con i dispositivi elettronici. Oppure, in diverse occasioni sono i genitori stessi a cedere alle “sceneggiate” dei propri figli che, pur di calmarli, permettono loro di giocare con lo smartphone o con il tablet. Ma secondo un nuovo studio pubblicato sulla rivista JAMA Pediatrics, e ripreso dal Corriere della Sera, i bambini che all’età di tre anni e mezzo, trascorrono 75 minuti o più al giorno davanti a uno schermo, sono più inclini ad avere scoppi di rabbia e frustrazione un anno dopo.
Non solo. Sempre secondo questo studio ne viene fuori un circolo vizioso: i bambini piccoli che a quattro anni e mezzo sono più inclini a esplosioni d’ira, probabilmente verso i cinque anni e mezzo passeranno più tempo davanti un iPad. I risultati sono molto preoccupanti. Ecco perché bisogna cercare di correre ai ripari.
Questo studio si basa su un sondaggio condotto su 315 genitori di piccoli in età prescolare residenti in Nuova Scozia e Canada. Ed è stato fatto negli anni tra il 2020 e il 2022, in piena pandemia covid. Nessun alibi, ma in questo periodo i bambini erano più esposti ai dispositivi digitali. Detto questo, i partecipanti hanno auto-riportato l’uso di tablet da parte dei loro figli all’età di tre anni e mezzo, poi a quattro anni e mezzo e, infine, a cinque anni e mezzo. Hanno anche risposto a domande standard sul temperamento e le espressioni di rabbia dei loro bambini. I risultati, come accennato, sono preoccupanti: è forte la relazione di una maggior espressione di rabbia nel corso della crescita all’uso del tablet che, secondo i ricercatori.
I bambini devono imparare a gestire le proprie emozioni negative da soli, supportati dai genitori, dai nonni e dagli insegnanti. Se, invece, gli viene dato un tablet, un computer o uno smartphone nel tentativo di calmarli, non imparano ad autoregolarsi. Ciò può causare problemi più avanti nell’infanzia e nell’età adulta, soprattutto nella gestione della rabbia.
Questo studio ha anche alcuni limiti. Sempre secondo quanto riporta il Corriere della Sera, non considera i contenuti visualizzati dai bambini in età prescolare. Alcune applicazioni e programmi possono offrire supporto nello sviluppo delle capacità di regolazione come, ad esempio, il cartone Daniel Tiger. Inoltre, i ricercatori non sanno se i genitori interagivano con i loro figli mentre erano davanti al tablet.
Ma qual è lo scopo della ricerca JAMA Pediatrics? Non quella di demonizzare la tecnologia, ma quella di sensibilizzare i genitori. I device non sono ciucci, né babysitter. E non possono sostituire le interazioni sociali tra pari o con i grandi. Per i piccoli, quelli che gli adulti chiamano capricci sono una parte normale dello sviluppo, che non può essere semplicemente sedata con uno schermo.
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