In Italia la balbuzie interessa circa 1 milione di persone e colpisce 150mila giovani sotto i 18 anni di età. Come la maggior parte dei disturbi legati al linguaggio, è un problema purtroppo molto spesso sottovalutato in relazione alla portata che ha nel vissuto di chi ne soffre. È un disturbo dal profondo impatto sociale, molto più diffuso di quanto si possa percepire. Basti pensare che nel mondo ne soffre circa l’1,5% della popolazione. Ma cos’è la balbuzie? Quali sono i suoi sintomi? E in cosa consiste la sua terapia?
Come riportato dall’Istituto superiore di sanità sul suo portale ISSalute, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) definisce la balbuzie un disordine nel ritmo della parola a causa del quale la persona che ne soffre, pur sapendo esattamente cosa vorrebbe dire, non è in grado di concludere la frase a causa di arresti nell’articolazione delle parole, ripetizioni e/o prolungamenti di suoni a carattere involontario.
Si presenta sotto varie forme. Può essere di tipo tonica, clonica o mista. Nel primo caso chi ne soffre ha contrazioni della muscolatura ed è portato a esprimere vocalizzi evidenti nel tentativo di affrontare la parola. La balbuzie clonica, invece, induce a una ripetizione coatta di parole, frasi o anche semplici sillabe. Quando queste due forme coesistono o si presentano alternate l’una all’altra si parla invece di balbuzie mista. In generale, come sottolineato dagli specialisti dell’Iss, la gravità della balbuzie può variare nella stessa persona nel corso della giornata e può rappresentare una causa di disturbo nelle relazioni sociali poiché la persona balbuziente, in genere, cerca di evitare le situazioni in cui possa emergere la sua difficoltà a parlare in modo fluido.
Alla base della balbuzie generalmente c’è sia una componente fisiologia, dovuta a uno sbilanciamento qualitativo tra competenze e abilità linguistica, da un lato, e l’esecuzione motoria dall’altro, sia una componente psicologica che generalmente è correlata a un’ansia superiore alla media. Ma a che età si manifesta? L’inizio della balbuzie si manifesta durante lo sviluppo del linguaggio, ovvero tra i due e cinque anni di età, quando il bambino passa dalla pronuncia di poche parole all’uso di frasi più complesse. Successivamente, la balbuzie diminuisce gradualmente fino a scomparire completamente, nella maggior parte dei bambini, durante il processo di crescita. Può anche presentarsi con tic vocali che, in età pediatrica, potrebbero rappresentare un disturbo caratteristico della sindrome di Tourette; oppure, può comparire in età adulta come conseguenza di un trauma alla testa, di un ictus o di altri danni al cervello.
La diagnosi spetta agli specialisti dei disturbi del linguaggio. È raccomandata la visita specialistica con un logopedista soprattutto quando la balbuzie persiste dai tre ai sei mesi, è accompagnata da stress comportamentali ed emotivi ed è presente una famigliarità del disturbo. Per quanto riguarda la terapia, la natura delle cure per la balbuzie differisce in base all’età, alle capacità comunicative e ad altri fattori. La maggior parte degli interventi terapeutici si focalizza sul controllo del ritmo della respirazione e dello stress al fine di raggiungere un graduale progresso dell’articolazione del linguaggio.
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