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Aviaria, in Italia cresce l’allerta: tutto ciò che c’è da sapere sulla malattia

In Italia si intensifica il numero di casi di aviaria nelle galline: la situazione del dettaglio e le caratteristiche di questa malattia

Ottocentomila galline ovaiole sono state abbattute a causa della positività al virus dell’aviaria. Questo è il bilancio dell’ultimo focolaio, emerso sabato 18 gennaio in un allevamento intensivo situato a Vigasio, in provincia di Verona. Con questo episodio, sale a 54 il numero di allevamenti avicoli colpiti nel nord Italia – comprendenti tacchini, galline ovaiole e polli da carne – dal mese di ottobre 2024 ad oggi. Si registra un aumento dei contagi che potrebbe continuare nei prossimi giorni. Questa è l’ennesima recrudescenza di un’epidemia di aviaria ormai radicata in Italia e in Europa, che da anni si manifesta ciclicamente con conseguenze devastanti. Crescono, inoltre, le preoccupazioni sul rischio che questa malattia, già fuori dal controllo delle autorità sanitarie a livello globale, possa rappresentare una seria minaccia per l’essere umano. Ma che cos’è esattamente l’aviaria? E che pericoli può avere per l’uomo? Vediamo tutto ciò che c’è da sapere nel dettaglio.

Caratteristiche, cause, sintomi e molto altro sull’aviaria

L’influenza aviaria è una patologia infettiva e contagiosa che colpisce sia gli uccelli domestici che quelli selvatici, causando spesso gravi malattie e, in molti casi, la morte dell’animale. I virus influenzali di tipo A, responsabili di questa malattia, possono infettare anche altre specie animali e, in alcune circostanze, l’uomo. Tra i ceppi più preoccupanti spicca il virus A/H5N1, che ha provocato numerosi casi di malattia, anche letali, nell’essere umano, a cui si è aggiunto il pericoloso ceppo H7N9.

Caratteristiche dell’influenza aviaria | Pixabay @SyhinStas – Saluteweb

 

I virus dell’influenza aviaria si presentano in diverse varianti. La loro alta capacità patogena li rende inclini a frequenti mutazioni e ricombinazioni genetiche. Questo significa che possono modificarsi e scambiare materiale genetico, generando nuovi sottotipi virali.

I principali rischi per la salute umana legati all’influenza aviaria sono:

  • Infezione diretta, quando il virus viene trasmesso da un volatile infetto all’essere umano;
  • Mutazione o ricombinazione genetica del virus, che potrebbe trasformarlo in una forma altamente contagiosa tra le persone.

Influenza aviaria nell’uomo

La maggior parte dei ceppi influenzali aviari non provoca malattie nell’essere umano. Tuttavia, alcuni di essi, detti zoonotici, possono infettare l’uomo causando patologie. Tra questi, il più noto è il virus H5N1, attualmente presente nel pollame in diverse aree di Asia e Africa.

A differenza dell’influenza stagionale umana, l’H5N1 non si trasmette facilmente da persona a persona. Dal primo caso umano documentato nel 1997, il virus ha provocato un tasso di mortalità vicino al 60% tra le persone infette. Dal 2011, questo ceppo ad alta patogenicità è considerato endemico in sei Paesi (Bangladesh, Cina, Egitto, India, Indonesia e Vietnam), dove circola regolarmente nel pollame. Sporadici focolai sono stati segnalati anche in altre nazioni.

Oltre all’H5N1, anche altri sottotipi, come H7N7 e H9N2, hanno contagiato gli esseri umani. Alcuni di questi casi sono stati gravi e fatali, mentre altri si sono rivelati lievi o asintomatici.

Il primo aprile 2013, in Cina, sono stati segnalati i primi casi umani di infezione da H7N9, associati a gravi malattie respiratorie, spesso letali.

Le cause

L’influenza aviaria colpisce principalmente gli uccelli acquatici selvatici migratori, che fungono da serbatoio del virus senza ammalarsi. Questi uccelli eliminano il virus tramite feci e secrezioni respiratorie, contagiando così il pollame domestico, come polli, tacchini e anatre, con cui le persone hanno contatti più frequenti.

La trasmissione all’uomo avviene attraverso il contatto con feci, saliva o secrezioni respiratorie di uccelli infetti. Situazioni di scarsa igiene, come mercati affollati o fattorie, aumentano il rischio di infezione. Il virus si diffonde anche toccando superfici contaminate, ma può essere inattivato da calore, raggi UV o comuni disinfettanti.

Il virus sopravvive a lungo a basse temperature, resistendo oltre 30 giorni a 0°C, ma viene distrutto a 70°C durante la cottura. Carne e uova di pollame sono sicure se ben cotte: il pollame deve raggiungere una temperatura interna di almeno 74°C e le uova devono essere completamente rapprese.

Sintomi e complicanze

I sintomi dell’influenza aviaria possono variare notevolmente. La malattia si manifesta dopo un periodo di incubazione che va da 1 a 7 giorni dal momento dell’esposizione al virus. Nella maggior parte dei casi, i segni iniziali ricordano quelli di una comune influenza e includono:

  • Tosse;
  • Febbre;
  • Mal di gola;
  • Dolori muscolari.

Alcuni pazienti possono presentare anche nausea, vomito o diarrea, mentre in alcuni casi una lieve congiuntivite rappresenta l’unica manifestazione della malattia. Tuttavia, i sintomi possono peggiorare rapidamente, trasformandosi in una grave patologia respiratoria che, in alcuni casi, può risultare fatale.

Sintomi dell’influenza aviaria | Pixabay @Ruslan_Sidorov – Saluteweb

 

Nel febbraio 2005, studi condotti in Vietnam hanno documentato infezioni umane da virus dell’influenza aviaria in cui il patogeno aveva raggiunto il cervello e il sistema digestivo, ampliando così il quadro clinico conosciuto.

Tra le complicanze più gravi che possono insorgere si segnalano:

  • Polmonite;
  • Collasso polmonare;
  • Insufficienza respiratoria;
  • Disfunzioni renali;
  • Problemi cardiaci;
  • Alterazioni neurologiche.

Cure disponibili

Per affrontare e prevenire un’infezione umana da virus dell’influenza aviaria, si consiglia attualmente l’uso di farmaci come oseltamivir e zanamivir. Entrambi appartengono alla classe degli inibitori della neuraminidasi e, secondo le analisi disponibili sul ceppo H5N1, risultano efficaci nella maggior parte dei casi. Questi antivirali possono ridurre la durata dei sintomi di circa due giorni e limitare la replicazione del virus nelle cellule infette.

Tuttavia, in alcuni casi di infezione da H5N1 è stata riscontrata resistenza ai farmaci. Per essere efficaci, oseltamivir e zanamivir devono essere somministrati entro 48 ore dall’insorgenza dei sintomi, un fattore che potrebbe rappresentare una sfida logistica su scala globale in caso di epidemie estese. Studi di laboratorio hanno inoltre indicato che i farmaci approvati per il trattamento dell’influenza umana potrebbero offrire un certo livello di protezione anche contro il virus dell’aviaria.

Federico Liberi

Sono laureato in Psicologia dei processi sociali all’Università di Roma “La Sapienza”. La mia più grande passione insieme alla scrittura è il calcio, ma mi piace rimanere informato sullo sport a 360 gradi oltre che sull’attualità e la politica. Nel 2020 è stato pubblicato su Amazon un mio saggio sulla Programmazione Neuro-Linguistica.

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