Una nuova ricerca ha confermato la correlazione tra il consumo di bevande zuccherate e aumenti di diabete e malattie cardiovascolari. Vediamo nel dettaglio i risultati dello studio
Ogni anno, le bevande zuccherate sono responsabili di oltre 2,2 milioni di nuovi casi di diabete e 1,1 milioni di diagnosi di malattie cardiovascolari a livello globale. Prodotto simbolo dell’industria alimentare moderna e dello stile di vita odierno, le bibite gassate e zuccherate rappresentano un crescente problema sanitario su scala mondiale. Energy drink, succhi di frutta con zuccheri aggiunti e altre bevande simili stanno registrando una diffusione sempre più ampia, non solo nelle nazioni più sviluppate, ma soprattutto nei Paesi a medio e basso reddito, con gravi ripercussioni sulla salute delle popolazioni locali. Ma vediamo più da vicino la situazione.
Un recente studio pubblicato su Nature Medicine ha evidenziato un preoccupante aumento legato al consumo di bevande zuccherate e il conseguente sviluppo di patologie come il diabete di tipo 2 e le malattie cardiovascolari. I dati, relativi al 2020, delineano una situazione allarmante. La ricerca, condotta dalla Tufts University del Massachusetts, sottolinea come l’impatto di queste bevande sia particolarmente grave in regioni come l’America Latina e l’Africa.
Per la loro analisi, i ricercatori hanno raccolto e studiato dati provenienti da 184 Paesi in tutto il mondo. Questa vasta mole di informazioni ha permesso loro di sviluppare un modello specifico, in grado di distinguere il contributo delle bevande zuccherate o edulcorate (rispetto a quello di altre variabili) nelle diagnosi di diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari.
I risultati evidenziano un impatto significativo nei Paesi in via di sviluppo, dove l’accesso crescente alle bevande zuccherate si traduce in un aumento rilevante delle diagnosi.
Nell’Africa subsahariana, per esempio, si stima che il 21% dei nuovi casi di diabete sia legato al consumo di bevande zuccherate. Percentuale che sale al 24% in America Latina e nei Caraibi, dove le bevande zuccherate contribuirebbero anche a oltre l’11% dei nuovi casi di malattie cardiovascolari. Tra i Paesi più colpiti ci sono la Colombia, il Messico e il Sudafrica. In particolare, si stima che in Colombia oltre il 48% dei nuovi casi di diabete possa essere attribuito al consumo di bevande zuccherate, mentre in Messico questa percentuale si aggirerebbe attorno a un terzo dei nuovi casi. In Sudafrica, invece, il 27,6% dei nuovi casi di diabete e il 14,6% dei casi di malattie cardiovascolari sono stati attribuiti al consumo di bevande zuccherate.
I ricercatori hanno evidenziato come le bevande zuccherate vengano rapidamente metabolizzate dall’organismo, causando un rapido aumento dei livelli di zucchero nel sangue senza apportare benefici nutrizionali significativi. Un consumo abituale nel tempo può favorire l’aumento di peso, l’insorgenza di resistenza all’insulina e una serie di disturbi metabolici associati al diabete di tipo 2 e alle malattie cardiovascolari, tra le principali cause di morte a livello globale.
“Le bevande zuccherate sono largamente promosse e distribuite nei Paesi a reddito medio e basso. Queste comunità, oltre a essere esposte a prodotti dannosi, spesso non dispongono delle risorse necessarie per affrontare le conseguenze sanitarie nel lungo periodo”, ha dichiarato Dariush Mozaffarian, autore principale dello studio e direttore del Food is Medicine Institute presso la Friedman School. Con il progresso economico e l’aumento del potere d’acquisto, tali bevande diventano sempre più accessibili e desiderate.
Secondo l’ultimo rapporto della Fondazione Aletheia “Malattie, Cibo e Salute”, in Italia il 46% della popolazione adulta si trova in una condizione di sovrappeso (34%) o obesità (12%), coinvolgendo oltre 23 milioni di persone. Anche tra bambini e adolescenti, la situazione non è incoraggiante.
L’Italia ha previsto l’introduzione di una Sugar Tax, un’imposta mirata a rendere più costosa la produzione e vendita di bevande zuccherate, ma la sua attuazione resta bloccata. Introdotta nella legge di Bilancio 2020 dal governo Conte II, la misura è stata continuamente rinviata per quattro anni, con l’ultima proroga fissata a luglio 2025. Tuttavia, si prevede un ulteriore rinvio della tassa, che inizialmente dovrebbe applicare un’imposta di 5 centesimi al litro, per poi salire a 13 centesimi al litro.
Nonostante l’importo relativamente basso, l’entrata in vigore sembra subire ostacoli, legati anche alle pressioni esercitate dai grandi gruppi industriali del settore. La portata di queste pressioni è evidente a livello globale, come dimostrano i ripetuti ma finora ignorati appelli al Comitato Olimpico Internazionale per interrompere la storica partnership tra Coca-Cola e i Giochi Olimpici, di cui la multinazionale è il più longevo sponsor.
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