Gli italiani alle prese con una malattia reumatica sono oltre cinque milioni, ma le circa 150 patologie che rientrano nelle competenze dei reumatologi sono diversissime tra loro
Spesso ci si confonde tra artrite e artrosi. Come spiega il Corriere della Sera, la Giornata Mondiale delle Malattie Reumatiche (si celebra il 12 ottobre) sarà anche un’occasione per fare chiarezza e aiutare le persone a capire come affrontare i dolori alle articolazioni, ai muscoli e alle ossa. Iniziamo con un numero: gli italiani alle prese con una malattia reumatica sono oltre cinque milioni, ma le circa 150 patologie che rientrano nelle competenze dei reumatologi sono diversissime tra loro. Conosciamo la comunissima artrosi (dipende dall’usura delle cartilagini con l’età e dopo i sessant’anni riguarda una persona su due), ma fanno parte della categoria anche l’artrite reumatoide, o le connettiviti, per esempio il lupus eritematoso sistemico.
Accanto a condizioni che coinvolgono articolazioni come la gotta (dipende da alterazioni del metabolismo), ce ne sono altre che si definiscono “reumatismi extra-articolari” perché riguardano tendini, legamenti e muscoli, come la fibromialgia. Insomma, ci stiamo addentrando su una strada tortuosa, attraverso tutte queste malattie che hanno, però, una cosa in comune: il dolore. Però, anche quando il sintomo è diventato evidente, indirizzarsi dal medico giusto non è banale, proprio perché è spesso poco chiaro che cosa siano le malattie reumatiche.
Le differenze
“La prima distinzione da fare è fra artrosi e artrite: vengono confuse e considerate la stessa cosa, ma hanno caratteristiche ben diverse”, ha spiega Giacomo Maria Guidelli dell’Unità di Reumatologia dell’Irccs Humanitas di Rozzano al Corriere della Sera. E ancora: “L’artrosi è la patologia reumatica più comune e ha un meccanismo degenerativo: soprattutto dalla quinta decade di vita in avanti la cartilagine delle articolazioni si consuma per l’usura”. Detto questo, la cartilagine degenera e poi il danno si estende a muscoli, legamenti, osso e capsula articolare, un manicotto di tessuto connettivo che circonda i due capi dell’articolazione e contiene il liquido sinoviale, una sorta di lubrificante. Ci sono differenze anche nel dove sentire il dolore. Vediamo.
Il dolore nell’artrosi
Il dolore nell’artrosi colpisce soprattutto colonna cervicale e lombare, ginocchia, anche, alluce del piede e dita delle mani, è un segno tipico e ha caratteristiche ben riconoscibili: migliora con il riposo e peggiora con il movimento: “Dall’artrosi non si guarisce né se ne può bloccare la progressione”, ha proseguito Guidelli. “Ma si può controllare il dolore con analgesici e antinfiammatori, infiltrazioni locali a base di gel di piastrine, acido ialuronico o cellule staminali, e con l’esercizio fisico e il controllo del peso. Le protesi articolari sono l’ultima spiaggia, quando la degenerazione è molto avanzata e la mobilità estremamente ridotta”.
Il dolore nell’artrite reumatoide
Può coinvolgere tutte le articolazioni, anche quelle più risparmiate dall’artrosi come polsi e gomiti. Il dolore inizia dal tessuto che ricopre la capsula articolare. È qui, infatti, che si sviluppa un’infiammazione che aggredisce tutta l’articolazione, colpendo cartilagine e osso. Inoltre, nelle malattie reumatiche su base infiammatoria non conta l’età: possono comparire in giovani e perfino in bambini, con il fattore di rischio principale che è spesso la presenza di familiari con lo stesso tipo di problema. Per questi motivi i dolori rischiano di disorientare i pazienti: “È quindi fondamentale imparare a riconoscere le bandierine rosse di un dolore articolare di natura infiammatoria: è un dolore che risponde bene agli antinfiammatori e soprattutto migliora con il movimento. Perciò, ha il suo picco al mattino quando c’è anche una tipica rigidità. Se per di più la persona è giovane, è bene rivolgersi subito a un reumatologo per la diagnosi”, ha detto Giuliana Guggino, responsabile dell’Unità di Reumatologia del Policlinico Universitario di Palermo.
La prevenzione
Stavolta si può fare poco. È difficile prevenire le malattie reumatiche infiammatorie perché le cause sono diverse e poco note: Ma le terapie? “Fino a 20 o anche solo 10 anni fa – ha concluso Guggino – non avevamo molte armi a disposizione, oggi siamo passati dagli anti-Tnf (i primi farmaci biologici introdotti per l’artrite reumatoide, ndr) ad anticorpi che bloccano molecole chiave dell’infiammazione come l’interleuchina 13 e l’interleuchina 23, fino ai nuovi JAK inibitori (che bloccano enzimi importanti nelle vie di segnalazione delle molecole infiammatorie, ndr). Sono farmaci che cambiano la storia naturale delle malattie reumatiche infiammatorie, migliorando notevolmente i sintomi e la qualità della vita delle persone”.
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