Chi soffre di apnee notturne potrebbe avere più probabilità di andare incontro a problemi di memoria e di organizzazione di pensiero. Ad affermarlo è stato uno studio preliminare che sarà presentato al congresso dell’American Academy of Neurology che si terrà a Denver. Gli autori hanno precisato che questo studio mostra un’associazione positiva, ma non è stato determinato se l’apnea notturna causi il declino cognitivo. Ma di cosa si sta parlando? Come riporta il Corriere della Sera, le apnee notturne sono un disturbo respiratorio caratterizzato da episodi ripetuti di completa o parziale ostruzione delle vie aere superiori durante il sonno che riducono l’apporto di ossigeno e portano alla frammentazione del sonno stesso perché provocano tanti micro-risvegli. Nel soffre circa un adulto su quattro. Generalmente si tratta di uomini ma, diversamente da quanto molti pensano, anche le donne possono avervi a che fare, soprattutto dopo la menopausa.
Il tempo di durata delle apnee durano da 10 a 30 secondi, ma in certe situazioni possono addirittura superare il minuto. Se l’ostruzione è solo parziale si ha il russamento, che in genere precede di alcuni anni l’insorgenza della sindrome vera e propria. Le persone con questo disturbo possono anche soffrire di mal di testa che può durare svariate ore dopo il risveglio e a deficit di attenzione, con difficoltà a concentrarsi su compiti complessi. “L’apnea notturna è un disturbo comune che è spesso sottodiagnosticato, anche se in realtà sono disponibili dei trattamenti”, le parole dell’autore dello studio Dominique Low, neurologo del Boston Medical Center in Massachusetts, al Corriere della Sera. “Il nostro studio ha scoperto che i partecipanti con sintomi di apnee notturne avevano maggiori probabilità di avere problemi legati alla memoria”, ha aggiunto.
Si tratta di una ricerca che ha coinvolto 4.257 persone. Chi ha partecipato a questo studio, ha completato un questionario chiedendo informazioni sulla qualità del sonno, nonché su problemi di memoria e di pensiero. Per quanto riguarda il sonno, ai partecipanti è stato chiesto se soffiavano, ansimavano o facevano pause respiratorie durante il sonno. Per quanto riguarda la memoria e il pensiero, ai partecipanti sono state poste domande relative alla difficoltà di ricordare, ai periodi di confusione, alla difficoltà di concentrazione o ai problemi nel processo decisionale.
Questi i risultati: tra tutti i partecipanti, 1.079 hanno riportato sintomi di apnea notturna. Tra quelli con sintomi, 357 persone, ovvero il 33%, hanno segnalato problemi di memoria o di organizzazione del pensiero rispetto a 628 persone, ovvero il 20% delle persone senza sintomi di apnea notturna. In sostanza, chi affermava di soffrire di apnee notturne aveva all’incirca il 50% in più di probabilità di riferire anche di avere problemi di memoria o di organizzazione del pensiero rispetto a persone con problemi di memoria, ma senza apnee notturne. Una volta scoperto il disturbo, si può avere un accesso più rapido alle terapie. In chi è sovrappeso e ha una sindrome di grado lieve può bastare dimagrire: circa il 10% dei chili persi contribuisce direttamente alla riduzione del grasso attorno alle vie aeree.
Quindi, a seconda delle cause all’origine delle apnee può essere utile rivolgersi a centri specializzati per i disturbi del sonno o a uno specialista neurologo, cardiologo, otorino o pneumologo. Per formulare la diagnosi è indicato il monitoraggio della respirazione nel sonno attraverso la polisonnografia, un esame della respirazione e dell’attività cardiaca e cerebrale durante il sonno. In casi di lieve apnea notturna ostruttiva può essere sufficiente il cambiamento dello stile di vita e la perdita di peso. In alcuni pazienti può essere necessario l’utilizzo di dispositivi per supportare la respirazione, come gli apparecchi a pressione positiva continua o intermittente (CPAP o BIPAP), che forniscono un flusso di aria a pressione predefinita attraverso una maschera facciale o nasale.
Invece, in altri casi è indicato l’utilizzo di un dispositivo per l’avanzamento mandibolare, MAD, simile a un apparecchio ortodontico, che aiuta a mantenere le vie aeree aperte durante il sonno impedendo alla lingua di bloccare la gola. Inoltre, esistono (in casi ben selezionati) delle terapie di tipo chirurgico che può essere di tipo maxillo-facciale (in caso sia necessario uno spostamento in avanti della mandibola) o otorinolaringoiatrico se è indicata la rimozione di adenoidi, tonsille o tessuti molli. Ci sono casi nei quali le apnee notturne sono pericolose e possono avere conseguenze molto gravi. Per bambini e neonati le conseguenze legate alle apnee notturne comprendono disturbi dell’apprendimento e del comportamento, ritardi nella crescita e patologie cardio-polmonari.
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