L’ansia colpisce tre milioni e mezzo di persone in Italia, influenzata da relazioni familiari, stress lavorativo e nodi emozionali. La psicologa Elisa Zanelli presenta il metodo Teddy Bear per favorire autoregolazione e benessere psicologico, trasformando insicurezze in risorse interne
Le insidie delle relazioni familiari, le sfide lavorative e le incertezze quotidiane possono rendere l’ansia un compagno scomodo e persistente. Secondo le ultime stime dell’Istituto Superiore di Sanità, sono circa tre milioni e mezzo gli italiani che soffrono di ansia, con una prevalenza che colpisce maggiormente le donne. Ma come possiamo affrontare questa emozione, che da risposta naturale si trasforma in un’angoscia opprimente? La psicologa Elisa Zanelli, con il suo recente libro Il metodo Teddy Bear, propone un approccio innovativo e umano, che riporta alla mente il caldo abbraccio di un orsacchiotto d’infanzia, un oggetto transizionale che può diventare il fondamento per costruire una stabilità emotiva.
L’ansia è strettamente legata al nostro bisogno innato di protezione e connessione. L’affanno pervasivo che ci assale spesso deriva dalla paura di essere soli, privi di sostegno e di sicurezza. Questo “vuoto” emotivo ci fa sentire vulnerabili e smarriti. La Zanelli sottolinea che ricreare una base sicura è fondamentale per combattere l’ansia, e ciò può avvenire attraverso routine quotidiane, oggetti simbolici o relazioni significative. In questo contesto, il “Teddy Bear” diventa un simbolo di rifugio interiore, un modo per affrontare le incertezze della vita.
Il metodo Teddy Bear trae ispirazione dalla teoria dell’oggetto transizionale di Donald Winnicott, un pediatra e psicoanalista che ha esplorato il legame tra i bambini e i loro oggetti di conforto. Ma come si traduce questo concetto nella vita degli adulti? La Zanelli afferma che anche noi possiamo trovare il nostro “orsacchiotto”, le risorse interne e le reti di supporto esterne che ci aiutano a fronteggiare le difficoltà quotidiane.
Esistono strumenti di sicurezza emotiva che possono risultare utili a molti, come ad esempio:
La creazione di spazi con luci soffuse e suoni rilassanti può ridurre notevolmente l’ansia. Tuttavia, la ricerca del proprio Teddy Bear è un percorso personale. Ciò che funziona per uno potrebbe non essere altrettanto efficace per un altro. Alcuni trovano conforto nella scrittura, altri nella musica o nel contatto con la natura. La chiave è monitorare le proprie emozioni e adattare le strategie di sostegno nel tempo.
Il metodo Teddy Bear si articola in tre fasi principali:
Elisa Zanelli sottolinea che non esistono tecniche universalmente più efficaci nella gestione dell’ansia; piuttosto, ci sono strumenti che si adattano a specifiche criticità e personalità. Il metodo Teddy Bear è particolarmente utile per coloro che fanno fatica a confrontarsi con le proprie emozioni, offrendo uno spazio protettivo evocabile in qualsiasi momento e contesto. Questo approccio non solo promuove un metodo autonomo e flessibile per gestire ansia e stress, ma incoraggia anche un atteggiamento di autocura e compassione verso se stessi.
L’idea di ritrovare il proprio “orsacchiotto” interiore, attraverso un lavoro di introspezione e consapevolezza, diventa così un viaggio personale e profondo. Con il metodo Teddy Bear, l’ansia può essere affrontata non come un nemico da combattere, ma come una parte di noi da comprendere e gestire con amore e pazienza. La narrazione di questo metodo si intreccia con le esperienze quotidiane, creando un legame tra il passato e il presente, tra l’infanzia e l’età adulta, in un percorso di crescita emotiva che può trasformare radicalmente il nostro modo di affrontare la vita.
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