Più di un secolo, quasi un secolo e mezzo. Sono passati 144 anni (per la precisione) da quando furono descritti da William Osler, nel 1880, i primi casi di angioedema ereditario. Però, la diagnosi di questa malattia – che mostra le prime manifestazioni cliniche nell’infanzia per poi aggravarsi in età adulta – è ancora in ritardo anche perché può venire confusa con una falsa allergia. I motivi? I gonfiori accompagnati da orticaria. Tanto da spiazzare e fare credere che sia una reazione allergica, magari a qualche alimento o a qualche farmaco. Invece, ci sono situazioni nelle quali non si tratta di una reazione allergica, bensì di angioedema ereditario. Si tratta di una malattia rara, con una prevalenza stimata di circa 1 su 50mila persone, “che riguarda il microcircolo sottocutaneo, ma anche quello delle vie aeree superiori, del tratto digerente e del distretto genito-urinario. Il pediatra dovrebbe insospettirsi quando si ripete un gonfiore al viso, alle labbra, alle mani, ai piedi, ai genitali, al tratto intestinale e alle vie aeree alte”, ha spiegato al Corriere della Sera Michele Miraglia del Giudice, presidente della Società Italiana di Allergologia e Immunologia pediatrica, professore ordinario di Pediatria all’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli.
I primi sintoni possono variare. Però, nella maggior parte de casi – come abbiamo già accennato – si verificano in età pediatrica e in adolescenza. Per la diagnosi è fondamentale una valutazione della storia clinica del paziente, degli attacchi ricorrenti di gonfiore e della storia familiare. “Circa la metà dei malati sperimenta i primi sintomi intorno ai 10 anni di età, con un aumento della frequenza e della gravità degli attacchi durante la pubertà e la gravidanza, a causa delle fluttuazioni ormonali. Gli attacchi di angioedema ereditario possono variare nella loro durata e gravità da persona a persona: possono svilupparsi gradualmente o improvvisamente e durare diversi giorni, mentre in altri individui possono risolversi più in fretta. Tuttavia, in generale, le crisi tendono ad avere una durata media di due-cinque giorni per la maggior parte dei pazienti”, ha proseguito il pediatria.
Solo che non esiste una terapia definitiva. Infatti, la cura è mirata a controllare gli attacchi e a prevenire le complicazioni: “Una gestione adeguata e un trattamento appropriato riducono il rischio di complicanze e il paziente può condurre una vita normale e avere un’aspettativa di vita simile a quella della popolazione generale. Negli ultimi anni, sono stati fatti notevoli progressi nella identificazione dei geni coinvolti nelle forme ereditarie e nello sviluppo di nuove terapie mirate personalizzate, in particolare nuovi farmaci biologici. Tuttavia, a oggi, le opzioni terapeutiche per i pazienti pediatrici sono limitate in quanto nessun farmaco biologico è stato ancora approvato”, ha concluso Michele Miraglia del Giudice.
Anche per questo problema esiste una nuova terapia. Infatti, qualche giorno fa è arrivato il via libera dall’Agenzia Italiana del Farmaco, Aifa, alla rimborsabilità di un farmaco innovativo, da tempo atteso, per la profilassi degli attacchi di angioedema ereditari, che è ora disponibile tramite Sistema sanitario nazionale anche nel nostro Paese. Il nuovo medicinale (berotralstat) è indicato per la prevenzione di routine degli attacchi ricorrenti di angioedema ereditario nei pazienti a partire dai 12 anni di età.
“È una patologia imprevedibile e potenzialmente fatale, che causa notevoli oneri emotivi ed economici a malati, famiglie e caregiver, cui si aggiunge un impatto negativo sulla salute mentale, oltre al carico fisico derivante da una patologia cronica. Una terapia orale che riduce la frequenza degli contribuisce a migliorare la qualità della vita dei pazienti. L’approvazione da parte di Aifa è basata sui risultati dello studio di fase tre APeX-2 che hanno indicato come berotralstat riduca la frequenza degli attacchi, i quali continuano a diminuire nel tempo (con un calo medio del tasso di insorgenza del 90,8% a 96 settimane)”, ha spiegato, sempre al Corriere della Sera, Pietro Mantovano, presidente dell’AssociazioneAngioedema Ereditario ed altre forme rare.
Ma come si manifesta? Quando è interessata la cute, la zona colpita appare tumefatta, pallida e non pruriginosa. Se l’edema coinvolge il tubo digerente, si possono verificare quadri clinici simili all’occlusione intestinale. Particolarmente pericoloso, però, è l’edema della laringe che, in assenza di trattamento adeguato, può portare alla morte del paziente per soffocamento. Le cause scatenanti, quando riconoscibili, non sono di tipo allergico, ma sono rappresentate da piccoli traumi, stress, episodi infettivi. Interventi sul cavo orale, per esempio estrazioni dentarie o esami endoscopici, possono causare edema della laringe. Ma come si trasmette? Basta ereditare una copia alterata del gene da uno dei genitori per ricevere la malattia.
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