La demenza può essere rallentata. Ci sono degli studi che identificano diversi fattori a rischio sui quali si può intervenire fin da quando si è giovani
Sempre più persone, secondo le stime fatte di recente, dovranno convivere – con il passare degli anni – con la demenza. Entro il 2050, in Italia (nel nostro paese la popolazione è in rapido invecchiamento), triplicheranno le persone colpite da demenza e Alzheimer. In pratica si pensa che si passerà da 1,2 milioni nel 2019 a oltre tre milioni. Certo, la scienza ha fatto passi da gigante e, quindi, la demenza può essere rallentata.
Ci sono degli studi che identificano diversi fattori a rischio sui quali si può intervenire fin da quando si è giovani. Tra questi fattori ci sono i bassi livelli di istruzione, l’ipertensione, il fumo, l’obesità, la depressione, l’inattività fisica, la resistenza all’insuline e diabete, il consumo eccessivo di alcol, i traumi cranici, l’inquinamento atmosferico e l’isolamento sociale.
A questo elenco si aggiungono anche i problemi di udito, la perdita della vista non trattata in età avanzata e l’elevato colesterolo. A confermare quanto appena detto ci sono due studi portati avanti negli ultimi anni. In primis, quello dell’Università dei Michigan di Ann Arbor (cirfca il 2% dei casi di demenza negli Stati Uniti sarebbero evitabili curando i problemi della visione dei pazienti). In secondo luogo, e riguarda la perdita dell’udito, quello condotto dalla Commissione del Lancet sui fattori di rischio per la demenza senile.
Ma come ridurre il rischio di Alzheimer? L’arma principale che tutti noi abbiamo a disposizione è sempre la prevenzione. Ed ecco allora che, come riporta Gazzetta Active, la Società Italiana di Neurologia (SIN) ha deciso di pubblicare una serie di raccomandazioni.
Vediamo quali sono queste raccomandazioni che, fino a questo momento, abbiamo appena accennato:
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