Uno studio pilota condotto presso l’Università della Finlandia Orientale ha rilevato che i metaboliti legati allo stress ossidativo e la transulfurazione del metabolismo monocarbonioso sono associati a una storia di abusi sessuali o fisici in pazienti ambulatoriali adolescenti depressi.
Lo stress ossidativo e la transulfurazione sono strettamente collegati e regolano le reciproche funzioni, oltre a svolgere un ruolo nell’infiammazione, riconosciuta anche come possibile meccanismo del trauma.
I risultati sono stati pubblicati su una rivista scientifica peer-reviewed, l’European Journal of Psychotraumatology, nel numero intitolato Biological mechanisms underlying adverse mental health outcomes after trauma.
Lo studio nel dettaglio
Sebbene i risultati siano chiaramente preliminari e necessitino di ulteriori conferme, l’ampiezza di scoperte simili in letteratura relative agli effetti biologici del trauma è convincente. Lo stress ossidativo e il sistema infiammatorio sono stati spesso associati allo stress post-traumatico.
“Lo stress ossidativo si riferisce a un eccesso di molecole instabili contenenti ossigeno, le quali danneggiano le cellule e hanno numerose conseguenze, mentre il prodotto finale della transulfurazione è un antiossidante che compensa questo danno” spiega la dottoranda Karoliina Kurkinen dell’Università della Finlandia Orientale.
Lo studio ha incluso 76 adolescenti depressi ambulatoriali, i cui campioni di sangue sono stati analizzati con la spettrometria di massa per determinare le concentrazioni di metaboliti specifici.
Oltre a questi ultimi, che partecipano allo stress ossidativo e alla transulfurazione, sono risultati associati a una storia di abuso anche i metaboliti legati al ciclo della metionima del metabolismo monocarbonico, alla disfunzione mitocondriale e all’infiammazione. Queste associazioni si sono ridotte dopo aver preso in considerazione la depressione e le variabili di sfondo legate allo stile di vita.
Questo studio pilota esplorativo dovrebbe essere replicato con un set di dati più ampio, comprendente pazienti con disturbo post-traumatico da stress e controlli sani.
Inoltre, una ricerca futura potrebbe esaminare i livelli degli ormoni dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene e delle interleuchine per tenere meglio in considerazione lo stress e l’infiammazione.
La depressione è un sintomo molto comune nei pazienti traumatizzati, ma lo sono anche i sintomi legati alla lotta e alla fuga, legati allo stress e all’attivazione del sistema nervoso simpatico, conosciuto per l’appunto per il suo ruolo nel rispondere a situazioni di stress o di pericolo.
“Sarebbe interessante indagare ulteriormente sui meccanismi biologici alla base di questi due diversi gruppi di sintomi, su come si sovrappongono e si influenzano a vicenda e su quali percorsi sarebbe più utile intervenire per un paziente traumatizzato” conclude Karoliina Kurkinen.