In Italia è allarme dei medici di famiglia, con situazioni davvero molto critiche nelle grandi regioni del Nord. Ne mancano 3.114: sono i dati della Fondazione Gimbe in base ai dati riferiti al primo gennaio 2023. Come detto, non se la passano proprio bene nel Nord Italia. Numeri alla mano, in Lombardia ne mancano 1.237, in Veneto 609, in Emilia-Romagna 418, in Piemonte 296. Guardando a tutte le regioni d’Italia, c’è da segnalare la carenza anche in Campania, nel quale ne mancano 381. Un altro sintomo dell’emergenza è il fatto che quasi un medico di famiglia su due supera il limite massimo dei 1.500 assistiti. Sempre come sottolinea Gimbe, su 39.366 medici di medicina generale, il 47,7% ha più di 1.500 assistiti; il 33% tra 1.001 e 1.500 assistiti; il 12,1% da 501 a 1.000; il 5,7% tra 51 e 500 e l’1,5% meno di 51. In particolare, il massimale di 1.500 assistiti viene superato da più di un medico di medicina generale su due in Emilia-Romagna (51,5%), Campania (58,4%), Provincia Autonoma di Trento (59,1%), Valle D’Aosta (59,2%), Veneto (64,7%). E addirittura da due su tre nella Provincia Autonoma di Bolzano (66,3%).
I medici in pensione
La situazione rischia di diventare ancora più grave. Il motivo? Tra il 2023 e il 2026 sono 11.439 i medici di medicina generale che hanno compiuto o compiranno 70 anni, raggiungendo così l’età massima per la pensione. “L’allarme sulla carenza dei medici di base oggi riguarda tutte le regioni ed è frutto di un’inadeguata programmazione che non ha garantito il ricambio generazionale in relazione ai pensionamenti attesi. Così oggi spesso diventa un’impresa poter scegliere un medico di medicina generale vicino a casa, con conseguenti disagi e rischi per la salute, in particolare di anziani e fragili”, ha spiegato Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe.
Quindi, tenendo conto di tutto questo – dei pensionamenti attesi e del numero di borse di studio finanziate per il corso di formazione in medicina generale – è stata stimata la carenza (sempre da Gimbe) di medici di famiglia al 2026, anno nel quale dovrebbe “decollare” la riforma dell’assistenza territoriale prevista dal Pnrr. Anche perché, appunto, nel 2026 il numero dei medici di medicina generale diminuirà in media di 135 unità rispetto al 2022, ma con nette differenze regionali. In particolare, saranno tutte le regioni del Sud (tranne il Molise) nel 2026 a scontare la maggior riduzione: Campania (-384), Puglia (-175), Sicilia (-155), Calabria (-135), Abruzzo (- 47), Basilicata (-35), Sardegna (-9,) oltre a Lazio (-231), Liguria (-36) e Friuli-Venezia Giulia (-22).
La situazione adesso
C’è sempre stata carenza nel corso degli anni. I dati Sisac documentano una progressiva rilasciata dei medici di famiglia in attività: nel 2022 erano 37.860, ovvero 4.149 in meno rispetto al 2019 (-11%) con notevole variabilità regionale: dal -34,2% della Sardegna al -4,7% del Molise. Inoltre, sempre secondo i dati Sisac, al primo gennaio dello scorso anno 37.860 medici di medicina generale avevano in carico oltre 51,2 milioni di assistiti. Detto questo, però, come è la media nazionale? La media nazionale è di 1.353 assistiti rispetto ai 1.307 del 2022: dai 1.090 della Basilicata si va ai 1.646 della Provincia Autonoma di Bolzano. “Lo scenario reale è molto più critico di quanto lascino trasparire i numeri: infatti, con questo livello di saturazione dei medici di medicina generale si compromette il principio della libera scelta. Di conseguenza, è spesso impossibile trovare la disponibilità di un medico vicino a casa, non solo nelle cosiddette aree desertificate”, ha continuato Cartabellotta.
Come correre ai ripari
Come si può correre ai ripari per far fronte a questa situazione? Il numero di borse di studio ministeriali destinate al Corso di formazione in Medicina generale, dopo un periodo di sostanziale stabilità (2014-2017) intorno alle mille borse annue, è aumentato raggiungendo un picco nel 2021 (4.332), per effetto delle risorse del Dl Calabria che negli anni 2019-2022 hanno finanziato ulteriori 3.277 borse, sia a quelle del Pnrr che negli anni 2021-2023 hanno finanziato 2.700 borse aggiuntive. “Solo attraverso finanziamenti straordinari è stato possibile coprire il costo delle borse di studio, peraltro non sufficienti a colmare il ricambio generazionale entro il 2026”, ha concluso Cartabellotta. Anche perché la soluzione va trovata adesso e subito: i disagi potrebbero essere devastanti per moltissime famiglie. Già adesso, come abbiamo visto, non se la passano proprio benissimo. Le carenze ci sono e vanno evitate per il futuro. Il rischio è quello di ritrovarsi con ancora meno medici di medicina generale. Con molte persone che rischiano davvero di restare scoperte. Non solo. Tantissimi medici rischiano, come già accade, di avere molti più pazienti del dovuto, superando la fatidica quota di 1.500.