Nelle puntati precedenti di questa rubrica alla scoperta delle proprietà nutritive del cibo vi abbiamo parlato dell’importanza del potassio, del sodio e del magnesio.
Oggi la nostra attenzione sarà, invece, tutta per un altro elemento della tavola periodica: lo zinco.
Che cos’è? Perché è così importante e in quali alimenti si trova in particolare? Tre domande alle quali proveremo a rispondere.
Iniziamo subito.
Lo zinco è un microelemento, o per meglio dire un minerale, presente in piccolissime quantità nell’organismo umano.
In una persona adulta, con uno stato di salute sano, se ne rileva generalmente una dose di circa 2 grammi.
È un elemento di transizione e il suo numero atomico sulla tavola periodica è il 30, mentre la sigla con la quale si individua è Zn.
La sua funzione principale all’interno del corpo umano è quella di partecipare attivamente al funzionamento di diversi ormoni, nonché di essere coinvolto nel metabolismo.
Seppur presente in dosi molto ridotte nel nostro corpo, lo zinco resta un elemento fondamentale per lo svolgimento di specifiche funzioni.
Questo minerale compone, infatti, centinaia complessi enzimatici, i quali sono direttamente coinvolti nel metabolismo di proteine, lipidi, carboidrati e acidi nucleici.
Come già anticipato, lo zinco permette poi il corretto funzionamento di diversi ormoni, tra cui quelli della tiroide, quelli sessuali, quelli della crescita e l’insulina.
La sua presenza nell’organismo permette anche di stabilizzare membrane e componenti cellulari, proteggendo struttura e integrità dei diversi organi.
Non va, poi, dimenticato neppure il suo contributo nei processi di divisione cellulare e il suo ruolo fondamentale nella crescita e nello sviluppo del feto durante la gravidanza, nonché poi dell’individuo durante l’infanzia e l’adolescenza.
Lo zinco è coinvolto anche nella sintesi del DNA, nell’espressione dei geni e nelle risposte immunitarie, facilitando la guarigione di ferite o il ripararsi di tessuti.
Una carenza di zinco può portare soprattutto a cambiamenti della pelle, perdita dei capelli, diarrea, infezioni ricorrenti, problemi psicologici o di genere sessuale, anche se è raro che una sua mancanza possa provocare gravi conseguenze per l’uomo.
Coinvolto anche nella percezione dell’olfatto e del gusto, lo zinco è presente in quantità maggiori in alimenti come ostriche, lievito, fegato, carne o uova.
Buone dosi di zinco si trovano poi pure nel pesce, nei cereali e nel latte (derivati compresi).
Assumendo questi alimenti, è possibile, dunque, assimilare una maggiore quantità di zinco, seppur vada tenuto presente che l’organismo umano sia in grado di assorbire soltanto una quota compresa tra il 20% e il 30% della quantità di zinco presente in un alimento appena consumato.
Ancor meno se si tratta di vegetali, dai quali è più difficile assorbire zinco.
Se assunto in grandi quantità, invece, lo zinco può provocare sintomi come vomito, nausea, diarrea, sonnolenza, irritabilità, anemia o vertigini e nel lungo periodo può alterare il metabolismo di rame e ferro, interferendo con la funzione dei globuli rossi e riducendo a sua volta il livello dei globuli bianchi.
Per questo, in casi particolari, è bene monitorarne il livello presente nel nostro organismo, parlando con medici specialisti.
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