Tanti sono i rischi ed è un tema in questi giorni tornato d’attualità per la petizione di vietare i cellulari ai minori di 14 anni
La dipendenza da social rischia di rovinare i giovani. Tanti sono i rischi ed è un tema in questi giorni tornato d’attualità per la petizione di vietare i cellulari ai minori di 14 anni. Adesso, come riporta il Corriere della Sera, lo dimostra anche una ricerca svolta dal Dipartimento Salute della Donna e del Bambino dell’Università e dell’Azienda Ospedale di Padova, nell’ambito del progetto “Salute, Giovani e Stili di Vita”. In sostanza, solo il 34% dei giovani ha consapevolezza del rischio di sviluppare una dipendenza da social e meno del 10% ne riconosce i danni derivati dal loro utilizzo non responsabile.
Questo progetto (portato avanti da 20 specializzandi guidati dai professor Eugenio Baraldi e il professor Giorgio Perilongo) è nato poco più di due anni fa, nell’aprile 2022, e sono stati svolti in tutto questo periodo 52 incontri con bambini, ragazzi, genitori e insegnanti. Hanno, quindi, partecipato, almeno cinquemila bambini e ragazzi, che hanno svolto attività di laboratorio con un solo obiettivo: favorire l’apprendimento e l’acquisizione di sane abitudini di vita.
“Il progetto si è posto l’obiettivo di elaborare interventi culturali e formativi di prevenzione primaria inerenti alla salute partendo dal concetto dell’importanza di pensarci già dai primi anni della vita”, le parole al Corriere della Sera del professor Eugenio Baraldi. E ancora: “Attraverso la sensibilizzazione su argomenti come la sana alimentazione, lo screen time, attività fisica, il fumo di sigarette (tradizionali ed elettroniche), attività fisica e green time si desidera trasmettere ai più giovani un imprinting culturale e comportamentale che faciliti l’adozione precoce di un insieme armonico di corretti e sani stili di vita”.
Senza dimenticare che “Questi temi, i cosiddetti Big6, negli ultimi mesi, sono stati implementati con un grande importante Big7 che è entrato prepotentemente nella vita di grandi e piccoli: l’aumento trasversale di aggressività – che purtroppo in alcuni casi degenera in violenza, in particolare violenza di genere – in molteplici ambiti sociali, familiari, scolastici. Per questo motivo gli interventi culturali su cui stiamo lavorando prevendono anche la promozione di soft skill per promuovere l’ABC delle buone relazioni con gli altri”.
La dipendenza con i social è assai rischiosa. Anche su questa tema sono stati raccolti diversi dati attraverso dei questionari. È emerso, da parte dei ragazzi, un aumento di consapevolezza sulla possibilità di sviluppare una dipendenza dai social (dal 34% al 45 %) e dell’idea che i loro contenuti possano essere talvolta pericolosi (da 10% a 21%) o, in alcuni casi, addirittura fuorvianti (da 24% al 31,7%). Non solo. Prima degli incontri, l’82% degli intervistati era a conoscenza del fatto che le malattie croniche non trasmissibili si possano prevenire attraverso l’adozione di sani stili di vita. Invece, come sottolinea sempre il Corriere della Sera, dopo gli incontri la percentuale è salita fino ad arrivare al 92%.
Quindi, bisogna sempre informare (e non smettere mai di farlo) bambini, ragazzi, genitori e insegnanti. Anche per trasmettere corrette abitudini di vita. “Promuovere una cultura della salute è un compito arduo perché significa far prendere coscienza a intere generazioni delle proprie scelte, smuovere la coscienza sociale, modificare i comportamenti di grandi gruppi, promuovere e offrire nuovi modelli culturali e comportamentali”, hanno detto il professor Eugenio Baraldi e il professor Giorgio Perilongo. Per poi aggiungere: “Una recente survey internazionale ha documentato che solo il 2% degli adolescenti segue sani stili di vita, dato che conferma la necessità di implementare interventi culturali e di sensibilizzazione fin dai primi anni di vita”.
Allora cosa bisogna fare? Bisogna far apprendere ai bambini e ai ragazzi dei sani stili di vita: “Sono elementi fondamentali per impostare solide traiettorie di salute, durature nel tempo e per ridurre l’impatto delle principali malattie croniche non trasmissibile (malattie cardiovascolari, respiratorie, tumori, obesità, diabete) chiamate anche malattie dello stile di vita a sottolineare il fatto che uno dei fattori concausali del loro insorgere sono proprio scorretti stili di vita ovvero inattività fisica, eccessivo screen time, inadeguata alimentazione, fumo, alcol, droghe, sovrappeso”, hanno continuato Baraldi e Perilongo.
Concludendo: “Sappiamo inoltre che queste malattie croniche pongono le loro basi in età pediatrica e si slatentizzano in età adulta. Investire sulla salute dei giovani è una priorità globale, se si vuole garantire la salute in età adulta delle giovani generazioni e prevenire le malattie croniche per cui a oggi non esistono delle cure risolutive ma solo terapie mirate a controllarne i sintomi e rallentare loro progressione”.
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