Il 21 gennaio non è una giornata qualunque: è la Giornata dell’Abbraccio, un’occasione speciale dedicata a celebrare il potere terapeutico e consolatorio degli abbracci. In un mondo sempre più connesso virtualmente, questa giornata ci invita a tornare alle radici dell’umanità, dove il contatto fisico era il mezzo primario per esprimere empatia, affetto e sostegno.
Gli abbracci non sono solo gesti affettuosi, ma hanno dimostrato di avere benefici tangibili sulla salute fisica e mentale. Numerose ricerche scientifiche hanno evidenziato l’importanza di questo semplice atto nel promuovere il benessere complessivo.
Gli abbracci scatenano la produzione di ossitocina, comunemente nota come l’ormone dell’amore o della felicità. Questo neurotrasmettitore gioca un ruolo fondamentale nel ridurre lo stress e migliorare l’umore. Abbracciare chi amiamo può contribuire a ridurre l’ansia, la depressione e a promuovere una sensazione di calma interiore. un ormone noto per ridurre lo stress, l’ansia e la pressione sanguigna, oltre a contribuire al miglioramento della memoria.
Inoltre, gli abbracci favoriscono il rilascio di endorfine, le famose “molecole della felicità”. Si tratta di neurotrasmettitori prodotti dal corpo noti per favorire il benessere generale: riducono lo stress, alleviano il dolore, aumentano la sensazione di piacere e ci forniscono una sensazione di felicità. Non è un caso che un abbraccio caloroso sia spesso il rimedio perfetto per affrontare momenti di difficoltà o dolore emotivo.
Altri ormoni analoghi sono la serotonina, la dopamina, la noradrenalina, la fenetilamina e l’ossitocina.
Dal punto di vista fisico gli abbracci possono anche influenzare positivamente il sistema cardiovascolare. La pressione sanguigna tende a diminuire durante un abbraccio, riducendo così il rischio di malattie cardiache. Inoltre, la stimolazione del sistema nervoso durante un abbraccio può contribuire a migliorare la circolazione sanguigna e a rafforzare il sistema immunitario.
Gli abbracci, dunque, sono una buona medicina. Ma come può un semplice gesto a scatenare questi benefici? Uno studio condotto da ricercatori della Carnegie Mellon University e dell’Università della Virginia (USA) ha evidenziato che gli abbracci non solo fungono da valido rimedio contro ansia, stress ma anche, addirittura, contro infezioni come il raffreddore.
Secondo questa ricerca condotta su 404 adulti e pubblicata su Psychological Science, avvertire il calore degli altri sul proprio corpo durante un abbraccio può attivare una serie di risposte a livello neurotrasmettitoriale. Lo spiega nel dettaglio la dottoressa Agnese Rossi, psicoterapeuta di Humanitas Gavazzeni Bergamo: “Durante l’abbraccio viene innescata una risposta a livello dei neurotrasmettitori attivati tramite il contatto di due corpi che si stringono”, afferma. “Si stimola la produzione di endorfine, il respiro si sincronizza, il battito cardiaco diminuisce, si attivano altri ormoni e neurotrasmettitori che procurano un senso di appagamento e si rafforza il sistema immunitario, allontanando così stress, ansie e timori”.
Questi benefici non sono una novità nel campo della ricerca scientifica. Studi precedenti hanno già sottolineato gli effetti positivi degli abbracci sulla salute psicofisica. Anche un lavoro dell’Università di Vienna, ad esempio, ha evidenziato che stringere tra le braccia un caro amico può rilasciare nell’organismo l’ossitocina che contribuisce al miglioramento della memoria, oltre a ridurre lo stress, l’ansia e la pressione sanguigna.
In un’epoca dominata dalla tecnologia e dai rapidi contatti virtuali, la dottoressa Rossi sottolinea l’importanza di gesti che coinvolgano la corporeità, ricordandoci quanto sia intrinsecamente legata la nostra mente al funzionamento del nostro corpo. Oltre agli effetti fisici benefici, l’abbraccio è anche un veicolo di comunicazione non verbale, trasmettendo vicinanza affettiva, condivisione di emozioni, accoglienza, fiducia nel creare legami ed empatia. “Oltre a esprimere un senso di protezione e di accudimento che ci riporta all’infanzia e al primo contatto con la madre – aggiunge la psicologa – l’abbraccio può trasmettere vicinanza affettiva, condivisione di emozioni, accoglienza, fiducia nel creare legami ed empatia. Con l’abbraccio si possono comunicare vissuti emotivi spesso molto più intensi e profondi delle parole: è la ricchezza e la profondità della comunicazione non verbale. Riscopriamo allora la pregnanza di piccoli e autentici gesti di affetto che possono colorare – conclude la dottoressa – e arricchire la nostra quotidianità, le nostre relazioni e rinforzare la nostra salute psicofisica”.
Dall’inizio della vita, il potere del “tocco” e dell’abbraccio si manifesta in modo straordinario, influenzando non solo il benessere fisico, ma anche lo sviluppo emotivo e cognitivo dei neonati. Uno dei contesti in cui l’abbraccio riveste un ruolo cruciale è nel setting ospedaliero, soprattutto per i neonati sani o a rischio.
Il concetto di “Kangaroo mother care,” introdotto a metà degli anni ’70, ha rivoluzionato la gestione e la cura dei neonati, in particolare di coloro che necessitano di ricovero in patologia neonatale o terapia intensiva neonatale, inclusi i prematuri o i bambini con basso peso alla nascita. Studi condotti da ricercatori di tutto il mondo hanno dimostrato che questa pratica riduce la mortalità e la morbilità nei neonati, contribuisce alla stabilizzazione clinica, riduce lo stress e il dolore procedurale, influisce positivamente sulla durata dell’allattamento al seno e promuove la crescita e lo sviluppo neuroevolutivo.
L’abbraccio in questo contesto non è solo un atto di affetto, ma diventa un intervento determinante nel contesto intensivo neonatale, favorendo un forte legame madre-figlio e riducendo lo stress materno.
Benefici che non si esauriscono con l’infanzia; al contrario, si estendono anche nei primi anni di vita del bambino.
Studi hanno evidenziato come una stimolazione sensoriale adeguata, tra cui l’abbraccio, sia cruciale per prevenire ritardi nello sviluppo. Un ritardo che, in alcuni casi, può manifestarsi in bambini che ricevono una stimolazione inadeguata o che hanno subito un’istituzionalizzazione precoce.
La privazione sensoriale, soprattutto della stimolazione meccano-sensoriale, può influire significativamente sulla crescita e sullo sviluppo cognitivo dei bambini. Degli studi condotti su bambini orfani istituzionalizzati hanno evidenziato compromissioni nella crescita, elevata incidenza di infezioni gravi e disturbi dell’attaccamento, sottolineando l’importanza fondamentale del contatto fisico e dell’affetto nei primi anni di vita.
Recentemente, uno studio condotto in Iran ha confermato l’effetto positivo dell’abbraccio anche sulla riduzione del dolore nei lattanti. In un trial randomizzato controllato su 120 lattanti sottoposti a prelievo ematico, quelli abbracciati dalla madre hanno mostrato una significativa riduzione del dolore complessivo correlato alla procedura, valutato attraverso parametri vitali, pianto e durata del disagio
Questa giornata ci ricorda quindi di dedicare del tempo a questa forma di affetto, che può rappresentare una medicina naturale per il corpo e lo spirito. In un’epoca in cui la tecnologia può talvolta distanziarci, l’abbraccio rimane un modo tangibile per connetterci con gli altri e costruire legami più profondi.
E dunque oggi prendiamoci il tempo di abbracciare i nostri cari, gli amici e anche chi incontriamo per la prima volta. In questo modo, non solo celebriamo la Giornata dell’Abbraccio, ma investiamo anche nella nostra salute e nel benessere collettivo. Non sottovalutiamo mai il potere trasformativo di un semplice gesto di affetto: un abbraccio può cambiare il corso di una giornata e, forse, anche la nostra vita.
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