Volete ridurre le possibilità di essere colpiti da ictus e da aritmie? Ecco perché dovete iniziare a usare il filo interdentale
Sebbene molti lo considerino un fastidio superfluo, il filo interdentale è raccomandato dai dentisti per la salute orale. Un’indagine preliminare, che è stata illustrata durante l’International Stroke Conference dell’American Stroke Association (andata in scena a Los Angeles dal 5 al 7 febbraio), suggerisce che utilizzarlo almeno una volta a settimana potrebbe contribuire a diminuire il rischio di ictus, una condizione caratterizzata dalla riduzione o dall’arresto del flusso sanguigno verso il cervello. Scopriamo qualcosa in più a riguardo e vediamo nel dettaglio i risultati dello studio.
Ecco perché l’utilizzo del filo interdentale riduce il rischio di ictus e aritmie
Avviato nel 1987 e tuttora in corso, lo studio ha coinvolto 6.258 individui con un’età media di 62 anni, tutti privi di malattie cardiovascolari al momento dell’arruolamento. Ai partecipanti sono state raccolte informazioni su vari fattori di salute, tra cui pressione sanguigna, diabete, livelli di colesterolo, abitudine al fumo, indice di massa corporea, livello di istruzione, igiene dentale e frequenza delle visite odontoiatriche. Durante il periodo di osservazione, durato 25 anni, si sono verificati 434 casi di ictus: 147 dovuti a coaguli cerebrali, 97 derivanti da emboli di origine cardiaca e 95 provocati dall’indurimento delle arterie. Inoltre, 1.291 partecipanti hanno ricevuto una diagnosi di fibrillazione atriale, una forma di aritmia cardiaca.

I risultati dello studio
L’uso del filo interdentale è stato associato a una riduzione del 22% del rischio di ictus ischemico, del 44% di ictus cardioembolico (causato da coaguli che si formano nel cuore) e del 12% di fibrillazione atriale. Questi benefici sono risultati indipendenti da altre pratiche di igiene orale, come lo spazzolamento regolare dei denti e le visite dal dentista. Inoltre, è emerso che una maggiore frequenza nell’uso del filo interdentale corrisponde a una riduzione ancora più significativa del rischio di ictus.
Oltre a prevenire carie e malattie gengivali come la parodontite, i ricercatori sono rimasti particolarmente colpiti dalla correlazione con la fibrillazione atriale, la forma più diffusa di aritmia cardiaca. Secondo le stime dell’American Heart Association, entro il 2030 oltre 12 milioni di persone negli Stati Uniti saranno affette da questa condizione.
Il legame tra igiene orale e salute cardiovascolare
Numerose ricerche hanno evidenziato come una scarsa igiene dentale possa aumentare il rischio di malattie cardiovascolari. Questo legame è dovuto all’infiammazione dei tessuti che sostengono i denti, un processo che contribuisce allo sviluppo dell’aterosclerosi, condizione che compromette il funzionamento delle arterie, incluse quelle coronariche. Ma non solo: l’infiammazione cronica derivante da una cattiva cura della bocca può avere ripercussioni a livello sistemico, influenzando anche la salute cerebrale.
La diffusione di batteri attraverso il flusso sanguigno può infatti incidere sul benessere del cervello. Alcuni studi hanno inoltre dimostrato che prevenire la parodontite può ridurre il rischio di ictus emorragico, poiché infezioni gengivali e infiammazioni possono innescare reazioni sistemiche che favoriscono l’insorgenza di apoplessia, ovvero un’emorragia improvvisa a carico di un tessuto o di un organo.
Il ruolo di un batterio responsabile delle carie
Un’indagine pubblicata nel 2023 sulla rivista Stroke ha ipotizzato un possibile collegamento tra lo Streptococcus mutans, batterio responsabile della carie, e l’ictus ischemico. Secondo gli autori dello studio, questo microrganismo potrebbe contribuire allo sviluppo di ictus attraverso l’endocardite infettiva, un’infiammazione che colpisce il rivestimento del cuore. Quando la carie danneggia la struttura del dente, i batteri possono penetrare in profondità, dando origine a infezioni persistenti che alimentano stati infiammatori cronici.
L’infiammazione dei tessuti orali, a sua volta, può scatenare una risposta sistemica che favorisce l’aterosclerosi, una patologia caratterizzata dalla progressiva perdita di elasticità delle arterie dovuta all’accumulo di calcio, colesterolo, cellule infiammatorie e altre sostanze.