Si celebra oggi, mercoledì 31 maggio, la Giornata mondiale senza tabacco. Promossa dall’Oms, lo scopo di questa è quello di incoraggiare le persone ad astenersi per almeno 24 ore dal consumo di tabacco. Con l’obiettivo, ovviamente, di farle smettere di fumare in via definitiva. In Italia la situazione, per quello che riguarda i più giovani, non è però positiva. Come riporta il Rapporto nazionale sul tabagismo dell’Istituto superiore di sanità, un terzo degli adolescenti consuma sigarette tradizionali, e-cig o tabacco riscaldato: il fumatore, perciò, diventa un policonsumatore.
In Italia, secondo quanto riportato dal Rapporto, a fumare sarebbe il 20,5% della popolazione sopra i 15 anni. Nello specifico, fumerebbero 10,5 milioni di persone, di cui il 25,1% uomini, e il 16,3% donne. Aumenterebbe però il numero delle sigarette fumate al giorno, pari a 12,2: un quarto dei fumatori, inoltre, supererebbe le 20. I dati evidenziano che si fuma più al sud e che, proprio per l’introduzione di nuovi prodotti, tra i 14-17enni che consumano tabacco o nicotina, il 38,7% è un ‘policonsumatore’. Infine, gli adolescenti che consumerebbero questo tipo di prodotti, sarebbero più propensi all’assunzione di alcol e altre sostanze.
“È necessario monitorare tutti i prodotti in commercio contenenti tabacco e/o nicotina. Questo perché si tratta di dispositivi che creano dipendenza in persone molto giovani, che non dovrebbero né utilizzarli né comprarli, e che espongono i ragazzi a sostanze nuove e in quantità che non sono controllabili”, ha spiegato Simona Pichini, che dirige il Centro nazionale dipendenze e doping dell’Iss. Al fine di controllare il fenomeno, l’Iss ha pubblicato la nuova ‘Linea guida per il trattamento della dipendenza’, con l’obiettivo di valutare l’efficacia di tutti i trattamenti disponibili, che vanno dal counselling alla farmacoterapia, fino agli interventi digitali. In questa, per la prima volta, vengono affrontate le ‘nuove dipendenze’, ossia gli scenari generati dai nuovi prodotti: quindi, la dipendenza dai dispositivi di ultima immissione disponibili sul mercato, con l’indicazione di alcune buone pratiche cliniche.
Tuttavia, ha continuato Pichini, è “molto importante sottolineare che le evidenze raccolte attualmente indicano come i nuovi prodotti non rappresentino uno strumento per la cessazione del consumo di sigaretta tradizionale”. In questi prodotti, come in quelli tradizionali, “la sostanza che crea dipendenza è la nicotina e attualmente non esistono studi che dimostrino che i nuovi prodotti siano meno dannosi delle sigarette tradizionali. Inoltre, per quanto riguarda i nuovi prodotti, non ci sono sufficienti studi per determinare se esista una dipendenza generata, oltre che dalla nicotina, anche dagli aromi che essi contengono”. Per Silvio Brusaferro, presidente dell’Iss, “è importante potersi avvalere delle ultime evidenze scientifiche disponibili per poter orientare le scelte dei cittadini“.
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